Montanari, in risposta ad una domanda di Peter Gomez (vedi FQ), conferma l’impressione che la protesta studentesca in Italia sia ancora in tono minore, e minoritaria, rispetto a Usa, Francia etc.
Anche se proprio oggi leggo di tentativi di replicare le proteste statunitensi, con campeggi, in alcune nostre università: ma a guardare i video sembra trattarsi (per ora?) di sparute avanguardie.
La spiegazione che è stata data, mi pare, è che i nostri studenti (universitari) sono stati “disabituati” alla capacità di esprimere dissenso, politico e culturale.
La formula è piuttosto strana: disabituati da chi? Dalle dirigenze scolastiche, dai loro professori (che non avrebbero instillato spirito critico, che è poi l’insegnamento più importante, più di ogni nozionismo)?
O dalle famiglie stesse, che li hanno piuttosto educati al motto “tengo famiglia” (e non mi impiccio) ? E quindi dalla società italiana, eternamente più al seguito dell’ammaestramento di Guicciardini che di Machiavelli?
O dai governi (dai vari governi: non solo Genova 2001…) e dalla repressione più o meno pesante?
Oppure no, nulla di tutto questo: forse è solo un (breve) ritardo temporale…
O ci sono altre spiegazioni ancora non pensate ed espresse?