Visioni
La rimozione degli ultimi
A teatro «Compassion», la nuova creazione di Milo Rau attraversa i punti caldi del nostro tempo. Un doppio monologo semi-documentario, storie di profughi e sopravvissuti a massacri epocali
Ursina Lardi e Consolate Sipérius – foto di Daniel Seiffer
A teatro «Compassion», la nuova creazione di Milo Rau attraversa i punti caldi del nostro tempo. Un doppio monologo semi-documentario, storie di profughi e sopravvissuti a massacri epocali
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 marzo 2017
Gianni ManzellaBOLOGNA
Una discarica. Un cumulo di detriti che si allarga a coprire tutta la scena. È in questo informe paesaggio che Milo Rau ha scelto di allestire la sua nuova creazione, Compassion, in scena per due sere sul palcoscenico dell’Arena del sole all’interno del progetto Prospero. Da un lato, seduta a un banco attrezzato che resta poco visibile dietro quell’ammasso di immondizie, un’attrice ha cominciato a raccontare la sua storia. Si chiama Consolate Sipérius, ha ventisette anni, è belga ma originaria del Burundi. A quattro anni è sfuggita al massacro della sua famiglia. Erano hutu. Ma il racconto è divertito, condito...