Internazionale

La rimozione dell’Artsakh

Gulnar e Venera, due rifugiate dell’Artsakh attualmente residenti nel villaggio di Kornidzor (foto di Marco Carlone)Gulnar e Venera, due rifugiate dell’Artsakh attualmente residenti nel villaggio di Kornidzor – Marco Carlone

Viaggio in Armenia Tra gli sfollati della regione separatista del Nagorno Karabakh, costretti a lasciare in blocco le loro case lo scorso settembre dopo l’offensiva dell’esercito azero. «Non si tratta solo di una contesa territoriale - racconta Monika -, è una questione che riguarda la nostra identità». Per la diaspora, spiega il ricercatore Figari Barberis, «la resa diventa lo spettro di un altro genocidio»

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 27 dicembre 2023
«Queste scarpe sono tutte rovinate, piene di graffi, ma ora non me la sento di buttarle», dice Mary Asatryan mentre percorre il viale del Tsitsernakaberd, il memoriale del genocidio armeno. Dall’alto, osserva i tipici palazzi in pietra rosa di Erevan. «Le ho indossato per quasi un anno durante il blocco – indica, ridendo, le sue sneakers – erano le uniche che avevo». Mary ha 27 anni ed è figlia della diaspora. Dopo essere cresciuta a Mosca e aver studiato in Belgio, decide di trasferirsi in Nagorno Karabakh, la repubblica separatista armena inserita de iure nei confini dell’Azerbaigian. In questo Stato...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi