Cultura

La rischiosa industria delle idee

La rischiosa industria delle ideeIkon Images / Ap

TEMPI PRESENTI Riflessioni intorno al libro del sociologo Paolo Perulli, «Anime creative», uscito per Il Mulino. Le intelligenze artificiali potrebbero spezzare l’alleanza tra materia e sentimenti, saltando il filtro umano. Un numero esiguo di città ha raccolto tutti i benefici dell’enorme sviluppo economico generato dal trinomio tecnologia, talento e tolleranza. Pur considerandosi outsider, avanguardie anticonformiste, lavorano per multinazionali che dominano la cultura, la politica e la finanza, afferma Rebecca Solnit

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 11 giugno 2024
La grande fabbrica della creatività, che l’Enciclopedia Treccani declina come «quella capacità della mente che si traduce nella produzione di innovazioni nei processi di conoscenza e di dominio del mondo oggettuale», nasce dall’incrocio tra il pensiero riflessivo europeo e il pragmatismo americano, e ha come spazio la città: Parigi nel XX secolo e oggi New York e San Francisco. Questa «industria delle idee applicate al mondo delle cose», come la definisce il sociologo Paolo Perulli in Anime creative (Il Mulino, pp. 201, euro 17), è un prodotto della modernità occidentale. Affonda le radici nella cultura artistica, filosofica e letteraria europea,...

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