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La scommessa di Pepito

La scommessa di Pepito«Pepito. Il principe del jazz» (Minimum Fax), il libro di Marco Molendini

Storie/Un libro e un documentario raccontano le vicende del principe Pignatelli e del suo Music Inn Il jazz club romano è stato un punto di riferimento per molti artisti stranieri e nostrani, da Chet Baker a Massimo Urbani

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 27 agosto 2022
«Anni fa era impensabile… Noi abbiamo aperto l’anno scorso, sì, questa sarebbe la seconda stagione e abbiamo già, essendo un club privato, quasi novemila soci, cosa che a Roma non si era mai verificata. L’importanza dei musicisti che sono venuti a suonare, che sono i migliori del mondo, Charles Mingus, Elvin Jones, McCoy Tyner, Gato Barbieri, Charles Tolliver, tutti quanti. Naturalmente questo è un discorso molto valido per tutti i musicisti italiani, soprattutto i giovani, che son venuti qui, hanno avuto quella possibilità di stare a contatto, umanamente, con questi colossi… (Il pubblico ha reagito) benissimo tant’è vero che siamo...

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