Cultura
La sfida della pandemia può tornare a renderci visibili gli uni agli altri
TEMPI PRESENTI Uno stralcio dall’intervento pubblicato sul primo numero della rivista «Relazioni» in uscita il 21 ottobre per Luca Sossella editore. È come se il Covid-19 avesse messo a nudo del tutto le strutture implicite da tempo nella nostra società. Già prima del virus cercavamo di renderci immuni dall’incontro e rifuggivamo un ruolo nella comunità
Jack Whitten, «Black Monolith II. Homage to Ralph Ellison The Invisible Man» (1994)
TEMPI PRESENTI Uno stralcio dall’intervento pubblicato sul primo numero della rivista «Relazioni» in uscita il 21 ottobre per Luca Sossella editore. È come se il Covid-19 avesse messo a nudo del tutto le strutture implicite da tempo nella nostra società. Già prima del virus cercavamo di renderci immuni dall’incontro e rifuggivamo un ruolo nella comunità
Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 15 ottobre 2020
Nel secondo novecento ci eravamo abituati ad associare all’invisibilità sociale un insieme di fenomeni che rimandavano a condizioni di marginalità ed esclusione, a contesti connotati da arretratezza o ritardo rispetto a un ampio processo di sviluppo tutto sommato inclusivo. OGGI L’INVISIBILITÀ riguarda invece il corpo centrale della società, come una nebbia che si estende dai margini della città per arrivare al centro, a sua volta diventato convenientemente invisibile; sollevato, potremmo dire, al di sopra dell’indistinto sociale, illuminato e talvolta accecato come una falena dalla luminosità delle promesse del progresso tecnologico. Questa immagine, che può apparire apocalittica, ci dice anche qualcos’altro....