Cultura
La Storia segregata nella gabbia del dialogo
Giorno della memoria Nel ritorno dei temi della destra radicale nelle scena pubblica, la differenza tra vittime e carnefici è ridotta all’espressione innocente di opinioni che si equivalgono. In nome di un «dialogo» e di un superamento del passato, Un intervento a latere nel giorno scelto per ricordare lo sterminio degli ebrei
«Women of Antiquity» di Anselm Kiefer.
Giorno della memoria Nel ritorno dei temi della destra radicale nelle scena pubblica, la differenza tra vittime e carnefici è ridotta all’espressione innocente di opinioni che si equivalgono. In nome di un «dialogo» e di un superamento del passato, Un intervento a latere nel giorno scelto per ricordare lo sterminio degli ebrei
Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 28 gennaio 2016
La memoria serve se non si riduce a retorica: solo allora guida le azioni in modo che queste non siano in contraddizione con le parole. Nel mondo senescente e formalistico in cui viviamo, invece, la celebrazione della sconfitta del nazifascismo (la liberazione il 25 aprile e l’entrata in Auschwitz dell’Armata Rossa il 27 gennaio), sostanza della nostra Repubblica, rischia di ridursi a forma poiché convive contraddittoriamente con una demagogica e ambigua «cultura del dialogo», che invita, in nome della libertà d’opinione, a «dialogare» con repubblichini, negazionisti, evoliani fascio-esoterici che glorificano coi vari culti del sangue e del suolo le radici...