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La strage di Rabi’a e l’illusione della realpolitik
(Dis)interesse di Stato La domanda da porsi: siamo certi che davanti a un regime talmente ossessionato dalla propria reputazione da sfidare le relazioni con un alleato vicino per non compromettere un solo suo agente, attenersi al principio del negoziato serva il miglior interesse nazionale di lungo periodo?
Il presidente egiziano al Sisi con l'ex premier italiano Renzi – LaPresse
(Dis)interesse di Stato La domanda da porsi: siamo certi che davanti a un regime talmente ossessionato dalla propria reputazione da sfidare le relazioni con un alleato vicino per non compromettere un solo suo agente, attenersi al principio del negoziato serva il miglior interesse nazionale di lungo periodo?
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 agosto 2017
Atteso per la fine dell’estate, l’annuncio del ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo ha bruciato i tempi, andando a coincidere con la data del peggior omicidio di massa della storia moderna dell’Egitto: il 14 agosto del 2013 a Piazza Rabi’a al-‘Adawiyya vennero trucidati un migliaio di attivisti accampatisi a difesa del governo dei Fratelli Musulmani deposto dal colpo di stato guidato dal generale al-Sisi. Il massacro è il via libera a un apparato repressivo la cui azione diventerà la norma, e nei cui ingranaggi sparisce ogni tipo di oppositore, reale o presunto. Oggi il regime egiziano è perfettamente allineato tanto con...