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La strategia di Teheran e la «guerra al terrore» di Washington
Scenari L’uccisione di Soleimani potrebbe come in passato offrire all’Iran una facile carta politica: l’opposizione all’imperialismo americano. Se Teheran è stato in grado di sfruttare l’antiamericanismo come arma ideologica è proprio perché l’insofferenza all’arroganza di Washington nell’area è profondamente radicata nelle popolazioni
I funerali di Soleimani a Baghdad – Afp
Scenari L’uccisione di Soleimani potrebbe come in passato offrire all’Iran una facile carta politica: l’opposizione all’imperialismo americano. Se Teheran è stato in grado di sfruttare l’antiamericanismo come arma ideologica è proprio perché l’insofferenza all’arroganza di Washington nell’area è profondamente radicata nelle popolazioni
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 5 gennaio 2020
L’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani, ordinato direttamente dal presidente americano Donald Trump, rappresenta l’ennesimo atto della cosiddetta ‘guerra globale al terrore’. Di certo non l’ultimo e neppure quello più scontato nella guerra che gli Stati Uniti hanno inaugurato con l’Invasione dell’Afghanistan (2001) e dell’Iraq (2003). Soprattutto perché l’Iran – che assieme ai suoi alleati regionali ha sempre rifiutato lo stigma del ‘terrorista’ – ha saputo mettere a punto diverse misure per resistere agli attacchi americani, a partire dalla capacità di trasformare situazioni sfavorevoli in opportunità per accrescere la propria influenza. In guisa di colpo di teatro, per restare nella...