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La trasformazione della città dopo il coronavirus
La città ha costituito, per la specie umana, l’ambiente “rifugio”: il luogo di sempre crescente concentrazione e la zona adatta per continui rilanci verso livelli superiori di civiltà. Ma non ci possiamo nascondere dietro un dito, la possibilità di una riaffermazione che, contrariamente a quanto desiderato, tutto sarà come prima è reale
Via XX settembre, Roma – Michele Assante
La città ha costituito, per la specie umana, l’ambiente “rifugio”: il luogo di sempre crescente concentrazione e la zona adatta per continui rilanci verso livelli superiori di civiltà. Ma non ci possiamo nascondere dietro un dito, la possibilità di una riaffermazione che, contrariamente a quanto desiderato, tutto sarà come prima è reale
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 5 maggio 2020
Ho sempre sostenuto che la città costituisce la nicchia ecologica della specie umana, cioè l’ambiente che ha permesso l’evoluzione stessa della specie. Una nicchia ecologica offre alla specie insediata occasioni positive, ma anche accidenti negativi che la specie deve superare pena la sua scomparsa. Storicamente e sinteticamente possiamo dire che la città ha offerto grandi occasioni di evoluzione (l’ambiente e i rapporti sociali, gli strumenti di conoscenza, gli avanzamenti tecnici e scientifici, ecc.), ma anche accadimenti negativi (come le guerre, le pestilenze, la disoccupazione, la fame, ecc.), e che sostanzialmente la specie ha saputo affrontare e superare questi aspetti negativi,...