Editoriale

La trave che Sartori non vede

La trave che Sartori non vedeLa ministra Kyenge – Reuters

Intorno al 1820, l’insigne naturalista francese Georges Cuvier esibiva all’Accademia reale di medicina di Parigi i corpi e gli organi di una scimmia e di una donna ottentotta, Saartjie Baartman, […]

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 19 luglio 2013

Intorno al 1820, l’insigne naturalista francese Georges Cuvier esibiva all’Accademia reale di medicina di Parigi i corpi e gli organi di una scimmia e di una donna ottentotta, Saartjie Baartman, per dimostrare le somiglianze anatomiche tra gli animali e le africane. La storia del calvario di Baartman, tra fiere, bordelli e teatri anatomici è raccontata da Abdellatif Kechiche in un film durissimo del 2010, “La Venere nera”. Questa era la scienza di due secoli fa, in un’Europa che aveva già conosciuto Kant e Mozart e celebrava Goethe.

Questo era il culmine dell’illuminismo. Questa era la cultura scientifica e morale dei nostri antenati dell’altro ieri.
Ed eccoci qua, dopo duecento anni, a dover parlare degli insulti razzisti di un odontotecnico, finito, per chissà quali misteriosi disegni della provvidenza, a fare il vicepresidente del Senato. Quello che spaventa, davvero, è la continuità storica del razzismo europeo, il suo manifestarsi costante, limaccioso, ineliminabile. Ma spaventa ancora di più lo sfondo politico in cui le offese razziste al ministro Cecile Kyenge sono state pronunciate e penosamente ritrattate dal responsabile. Ebbene, il razzismo da osteria di Calderoli è talmente abietto da aver suscitato una riprovazione (quasi) unanime. Ma lo sfondo politico, quello dell’ostilità diffusa e trasversale ai migranti, resta e continuerà a produrre il suo veleno anche quando non si parlerà più di Calderoli.
Detto in poche parole, al ministro Kyenge non si perdona l’iniziativa a favore del cosiddetto “ius soli”, e cioè la cittadinanza ai figli dei migranti nati in territorio italiano. Esemplare in tal senso l’articolo di fondo di Sartori sul “Corriere” del 17 luglio. Secondo l’illustre scienziato politico, dietro le iniziative di Kyenge ci sarebbe l’abbandono del marxismo-leninismo a favore del «terzomondismo». Pare di sognare, se si pensa a chi appoggia il governo Letta, di cui Kyenge è ministro. E non parlo del Pd, di cui nessuno capisce più le posizioni politiche. Ma Letta, Alfano, Quagliariello e gli altri in quota Pdl, nonché Berlusconi che appoggia il governo Letta: tutti terzomondisti? E sono terzomondisti gli stati dell’Europa del Nord, gli Usa e tutta l’America latina che praticano, in misura diversa, lo “ius soli”?
Ma, a parte queste amenità, gli argomenti di Sartori contro la cittadinanza ai figli dei migranti si riducono a due: che l’integrazione degli stranieri non funziona perché a Torino gli immigrati di diversa nazionalità o provenienza non si parlano tra loro e che Kyenge è incompetente in quanto «oculista», lasciando intendere che è stata portata al governo da qualche lobby buonista o terzomondista.
Sulla competenza di Kyenge – un ministro tra i più attivi ed equilibrati, nonché dotata di una pazienza che in altri tempi le avrebbe garantito la santità – parlano i fatti. Ma che dire, caro Sartori, dell’odontotecnico razzista che tempo fa si era messo a riscrivere la Costituzione e di tanti altri nani, ballerine, diplomati alla scuola Radio Electra, studenti fuori corso a vita e simili statisti che riempiono da anni le aule parlamentari? Sono competenti costoro? O la competenza spetta solo agli scienziati politici?
Quanto all’altro argomento, non so davvero che succede a Torino tra diversi immigrati. Ma il motivo delle loro incomprensioni non sarà, anche, che non hanno qualcosa che li unifichi, come la cittadinanza? Il fatto cioè di non sentirsi perennemente ospiti precari di un paese che non dà loro diritti? E in questo senso, quando si batte per lo “ius soli”, non sarà forse il ministro Kyenge un po’ più competente di tanti suoi critici?

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