Europa
La variante inglese fa paura. Cosa ne sappiamo
In attesa di ulteriori analisi epidemiologiche Non è detto che la rapida diffusione della mutazione B.1.1.7 dipenda da una maggiore infettività. Nelle sequenze più recenti registrate nel Regno unito, la variante si trova in meno di un terzo dei campioni
In attesa di ulteriori analisi epidemiologiche Non è detto che la rapida diffusione della mutazione B.1.1.7 dipenda da una maggiore infettività. Nelle sequenze più recenti registrate nel Regno unito, la variante si trova in meno di un terzo dei campioni
Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 22 dicembre 2020
Piccole differenze genetiche sono state individuate in quasi tutte le 275 mila sequenze del Sars-CoV-2 registrate dai virologi. Ma finora nessuna ha avuto un impatto significativo sull’andamento del contagio. Bisogna dunque aver paura della «variante inglese» denominata dai virologi «B.1.1.7»? Se lo chiedono da un paio di giorni gli scienziati di tutto il mondo. A sentire le autorità sanitarie inglesi, la preoccupazione è giustificata. Nei campioni raccolti da novembre a oggi nel Regno Unito, B.1.1.7 è apparso con una frequenza in aumento, a un tasso di crescita superiore del 70% rispetto alle altre varianti del virus. E quando una variante...