Politica
La vittoria contro l’odio di Liliana Segre
Diritti Senatrice a vita, perseguitata nella Shoah a 14 anni, Liliana Segre è una testimone doppiamente preziosa: per le superficialità di oggi e per le atrocità viste allora. Niente vendette né perdono verso i suoi carnefici. Ma neanche sconti a chi con leggerezza ne «celebra» le gesta
Liliana Segre con i sindaci dell'Anci alla manifestazione "L'odio non ha futuro" a Milano del 10 dicembre 2019 – Mourad Balti Touati/LaPresse
Diritti Senatrice a vita, perseguitata nella Shoah a 14 anni, Liliana Segre è una testimone doppiamente preziosa: per le superficialità di oggi e per le atrocità viste allora. Niente vendette né perdono verso i suoi carnefici. Ma neanche sconti a chi con leggerezza ne «celebra» le gesta
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 31 dicembre 2019
Le vittime della Shoah, gli ebrei, i Rom, gli omosessuali, gli psicolabili, gli affetti da handicap, non furono martiri. Nella stragrande maggioranza dei casi non intendevano testimoniare con il sacrificio della vita la loro fede in una religione o in una causa. Furono vittime, travolte e divorate da una tempesta di ferocia, odio e spietatezza che non potevano prevedere e tanto meno capire. Liliana Segre, sopravvissuta all’assassinio del padre e dei nonni, alla deportazione ad Auschwitz-Birkenau, alla tremenda «marcia della morte» del gennaio 1945, era una di loro. Ha raccontato in diverse occasioni di aver «scoperto» le sue origini ebraiche...