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La Vittoria di Brescia, che scrive sull’invisibile scudo

La Vittoria di Brescia, che scrive sull’invisibile scudoUn dettaglio della Vittoria alata di Brescia

Lettura dopo il restauro A novembre 2020 una mostra (spostata di un anno causa Covid) avrebbe dovuto festeggiare il ritorno in città della statua: qui uno dei curatori racconta la sua vicenda attributiva. Per lungo tempo si è pensato a un originale greco di epoca ellenistica, riadattato nell’iconografia: in realtà la scultura nacque subito come Vittoria, ed è romana imperiale

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 17 maggio 2020
Alla metà del Settecento, l’erudito tedesco Johann Winckelmann decretò che con l’arte greca del periodo classico l’uomo aveva raggiunto l’acme della sua espressione estetica. Secondo lui, già dopo Alessandro Magno, morto nel 323 a. C., la forma cominciò a disgregarsi, e qualche secolo dopo i Romani non fecero altro che imitare pedissequamente i Greci. Da allora l’arte romana fu relegata in una condizione di inferiorità, senza possibilità di redenzione estetica. Ci volle un secolo e mezzo perché due viennesi, Alois Riegl e Franz Wickhoff, a cavallo tra Otto e Novecento, studiando la produzione figurativa successiva alla caduta dell’impero d’occidente (476),...

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