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L’America seriale

L’America seriale1st Street between 1st and 3rd Avenues, New York, summer ’38, 1938; Csac, Università di Parma, Sezione Fotografia © Walker Evans Archive, The Metropolitan Museum of Art, New York

Festival di Fotografia Europea A Palazzo Magnani di Reggio Emilia, una retrospettiva che indaga il duro lavoro redazionale di «Anonymous» e in un'altra rassegna si seguono i fili rossi che collegano il reporter ai fotografi italiani del dopoguerra

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 14 maggio 2016
Arianna Di GenovaREGGIO EMILIA
Da giovane, Walker Evans voleva fare lo scrittore. Era stato a Parigi ed era rimasto folgorato dall’aria frizzante della città europea, soprattutto dagli scrittori che affollavano i caffè e naturalmente dall’aura che circondava il nome di Nadar, pioniere della fotografia. Non divenne proprio un romanziere, Evans, ma la sua capacità e il desiderio pressante di raccontare i tempi in cui viveva presero un’altra forma e le sue qualità di affabulatore si riversarono sulla strada (ancora poco lastricata) dell’immagine. Così, quando iniziò a fotografare, intorno alla fine degli anni Venti (era nato nel 1903 a saint Louis), lo fece con un’attitudine...

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