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L’anima italica, ibrida e anti-classica, del Guerriero di Capestrano

L’anima italica, ibrida e anti-classica, del Guerriero di CapestranoCapestrano, L’Aquila, necropoli, statua di guerriero, VI sec. a.C., Chieti, Museo Nazionale, foto da: R. Bianchi Bandinelli, A. Giuliano, Etruschi e Italici prima del dominio di Roma, Rizzoli, 1985

Il Guerriero di Capestrano «Lu mammocce», il ragazzotto di pietra, lo trovò Michele Castagna nel settembre 1934 in località Cinericcio, in uno di quei selvatici borghi abruzzesi arrampicati di roccia in roccia. È esposto a Chieti

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 22 agosto 2021
Chi sa cosa ne avrebbe detto il Vate? Poiché il Guerriero fu riportato in luce nell’autunno del 1934 e restaurato e presentato al pubblico due anni dopo: negli anni scuri di un D’Annunzio vicino a morire, quando l’amico archeologo Antonio De Nino, «peligno della grande stirpe», era ormai da un trentennio nella compagnia dei fantasmi di una giovinezza lontana – la cavalcata nelle Gole del Sagittario! –, né poteva più fargli da guida alle antichità d’Abruzzo. Troppo tardi. Eppure il Guerriero avrebbe pizzicato molte corde di quell’impareggiabile strumento musicale, in cui consisteva il suo diuturno artigianato di poeta. Un guerriero,...

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