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L’apologia di reato e la libertà di parola
Verità nascoste Se l’Italia fosse ancora un paese di “diritto”, nel senso nobile del termine, uno come Matteo Salvini non dovrebbe essere a piede libero. Invece, va indisturbato in giro a lanciare provocazioni sempre più gravi, in virtù della “libertà di parola”, che applicata al suo caso diventa un guscio vuoto
Verità nascoste Se l’Italia fosse ancora un paese di “diritto”, nel senso nobile del termine, uno come Matteo Salvini non dovrebbe essere a piede libero. Invece, va indisturbato in giro a lanciare provocazioni sempre più gravi, in virtù della “libertà di parola”, che applicata al suo caso diventa un guscio vuoto
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 marzo 2017
Un ristoratore a Lodi ha reagito a un tentativo di furto nel suo locale, sparando ai ladri e uccidendone uno, colpito alle spalle. Dopo una colluttazione, i ladri stavano abbandonando la loro impresa criminale. L’avvocato dell’uccisore, indagato per omicidio volontario, gli ha consigliato, con prudenza che sa di giurisprudenza, di dichiararsi costernato per l’accaduto. Atto propedeutico a definire non intenzionale l’atto omicida, a riferirlo alla particolarità del suo stato emotivo: lo shock per l’aggressione ai suoi beni avrebbe interferito con la sua valutazione della situazione offuscandola. Il legale ha cercato di circoscrivere la difesa del suo cliente nell’ambito delle possibilità...