Cultura
L’architetto? Meglio corale
Open source & design L'architettura può essere partecipata e mettere all'angolo i geni creatori. Nel nuovo modo di progettare, anche dal basso, sono complici le rivoluzioni digitali. In tre libri, un percorso di letture e qualche riflessione sull'abitare contemporaneo
Jan Gehl, Times Square pedonalizzata, New York
Open source & design L'architettura può essere partecipata e mettere all'angolo i geni creatori. Nel nuovo modo di progettare, anche dal basso, sono complici le rivoluzioni digitali. In tre libri, un percorso di letture e qualche riflessione sull'abitare contemporaneo
Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 9 dicembre 2014
Si deve a Cameron Sinclair, il fondatore di Architecture for Humanity, l’avere per primo applicato l’open source in architettura. Era il 1999 quando, per rispondere all’emergenza abitativa dei rifugiati del Kosovo, Sinclair pensò fosse necessario l’uso del web per gestire la progettazione a distanza e coordinare così l’aiuto umanitario dei suoi numerosi sostenitori. Si deve invece a Carlo Ratti, ingegnere, architetto e docente al Mit, l’avere da noi introdotto nel 2011, su invito della rivista Domus, i temi della «progettazione open source». Le sue tesi sulle pagine online della rivista milanese e il confronto con quelle di altri partecipanti hanno...