Visioni
L’Ariston alla prova dei nostri tempi accontenta solo a metà
Sanremo Si è conclusa la settantaquattesima edizione del festival tra picchi di audience e qualche polemica. Tra i demoni di Geolier e le periferie di Ghali e Mahmood, il rap è il grande lascito di Amadeus. Ma la qualità latita
Geolier e Gigi D'Alessio – foto La Presse
Sanremo Si è conclusa la settantaquattesima edizione del festival tra picchi di audience e qualche polemica. Tra i demoni di Geolier e le periferie di Ghali e Mahmood, il rap è il grande lascito di Amadeus. Ma la qualità latita
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 11 febbraio 2024
Stefano CrippaSANREMO
No, non è nello show la rivoluzione copernicana operata da Amadeus. L’interminabile maratona a cui lo spettatore viene costretto a districarsi tra telepromozioni (ma c’è da capire, sui disastrati bilanci di viale Mazzini gli introiti pubblicitari degli inserzionisti sanremesi suonano un po’ come una boccata d’ossigeno…), spottoni per «la fiction che verrà» e siparietti di saltimbanchi vari, fanno parte di un immaginario televisivo a cui siamo abituati. Scomparsa nei tempi che furono la tradizione del sabato sera, anche i varietà – di cui Sanremo è principe assoluto – si sono abituati, o per meglio dire omologati, a un guazzabuglio inestricabile...