Cultura
L’arte guarisce con febbri allucinatorie
Intervista Parla l'artista sudafricano Kendell Geers, ospite alla mostra «Inhuman» nel Castello di Barletta. «Il capitalismo funziona solo se odiamo tutto di noi stessi, dai nostri capelli al colore della pelle, la nostra età, corpo, altezza, peso e odore. Spendiamo fortune nel tentativo di cancellare quel che ci definisce»
Kendell Geers, «Pro Aris et Focis», 2008
Intervista Parla l'artista sudafricano Kendell Geers, ospite alla mostra «Inhuman» nel Castello di Barletta. «Il capitalismo funziona solo se odiamo tutto di noi stessi, dai nostri capelli al colore della pelle, la nostra età, corpo, altezza, peso e odore. Spendiamo fortune nel tentativo di cancellare quel che ci definisce»
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 16 luglio 2020
Situazioni estreme, torture indicibili, un immaginario claustrofobico costellato di soprusi e degrado, un teatro di violenze che crocifigge in nome della religione o di conflitti etnici. Non invita certo alla pura contemplazione il percorso della mostra Inhuman (a cura di Giusy Caroppo, visitabile fino al 18 ottobre), che prende il via nei sotterranei del Castello di Barletta per riverberarsi nella storia inquieta del nostro presente. Del resto, non si può pensare a una incursione «comoda» quando a esporre ci sono tre artisti come Andres Serrano, Oleg Kulik e Kendell Geers. Il corpo, spesso vilipeso, violato, è il grande protagonista, una...