Cultura

L’arte sbocciata tra i rifugiati

L’arte sbocciata tra i rifugiatiMario Rizzi, «Yanki», 2015

Intervista Un incontro con Mario Rizzi, a Roma per il doppio appuntamento espositivo, al Maxxi per la mostra «Istanbul» e presso lo Studio Miscetti, dove ha una personale. «Ogni operazione artistica compie una scelta politica, non solo estetica, altrimenti sarebbe un servizio televisivo»

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 29 gennaio 2016
«Credo che oggi l’arte non si possa esimere dall’essere impegnata nel reale. Personalmente lavoro sempre sul reale e, in un certo senso, lo ‘fictionalizzo’, perché per me è importante cercare di destrutturare, rivedere, riesaminare il presente per cercare di trovare altri modi di leggere quello che sta succedendo. Compio scelte e ci sono riferimenti logici, anche estetici quando lavoro, ma non è questo l’obiettivo. La scelta formale è sicuramente più consapevole nella post produzione – afferma Mario Rizzi – Attivismo e ‘artivismo’ sono parole che deviano, portando in un’altra direzione. Qualsiasi opera artistica non può rimanere confinata in una situazione,...

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