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L’arte urbana va al castello

L’arte urbana va al castello

Interviste Un incontro con Zakaria Jemai, detto Zak, origini tunisine e un lungo presente italiano, che ha fatto di un vecchio palazzo una enclave della street art europea in mezzo all’edilizia industriale

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 17 febbraio 2018
C’è una campana all’ingresso di un grande salone, una campana che il padrone di casa suona sempre prima di varcare la soglia. Poi, uno zerbino. Una volta dentro si è inondati dall’arte. Non si tratta di un museo convenzionale, ma di una particolare galleria di piccoli capolavori postmoderni: è il castello di Zakula, una ex fabbrica alle porte di Milano, da sette anni abitata dallo «Zio», come si fa chiamare dai suoi discepoli. Zakaria Jemai – questo il suo vero nome – origini tunisine e un lungo presente italiano, ha fatto di un vecchio palazzo, a ridosso dello svincolo autostradale,...

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