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L’assist della Corte europea che dà ragione alla Superlega

Un’azione di Real Madrid Barcellona del 28 ottobre foto AnsaUn'azione di Real Madrid-Barcellone del 28 ottobre – foto Ansa

Calcio «Abuso di posizione dominante di Fifa e Uefa», la sentenza riapre i giochi e riporta in auge il progetto bocciato due anni fa

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 22 dicembre 2023

«Illegale. Abuso di posizione dominante». Questi i due passaggi chiave della sentenza della Corte di Giustizia Europea chiamata a dare il proprio parere nella diatriba che dall’aprile 2021 vede opposte da una parte la Superlega, rappresentata dalla società A22 Sports Management, e dall’altra Uefa e Fifa. E ora, dopo le sentenze di due anni fa che chiudevano di fatto le porte alla Superlega, si riaprono i giochi per il «torneo dei super ricchi» che rischia di aprire una spaccatura insanabile fra club miliardari e il resto del mondo legato al football. La rivoluzione del calcio che sfila il bastone del comando a Uefa e Fifa, parte con un annuncio ufficiale nei primi minuti del 20 aprile di due anni fa. Dodici club europei varano la Superlega: sono praticamente tutti i top team d’Europa (Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Milan, Real Madrid e Tottenham), la metà dalla Premier League, con l’eccezione di Bayern Monaco e del Psg dei petrodollari, indigesto al Real Madrid.

LE SQUADRE riceveranno un contributo una tantum pari a 3,5 miliardi di euro a supporto dei loro piani d’investimento in infrastrutture «e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19», si leggeva nell’annuncio ufficiale (congiunto). Il cerimoniere della Superlega si chiama Florentino Perez, potente presidente del Real Madrid, che in queste ore successive alla sentenza della Corte Ue sta raccontando al mondo delle partite gratuite in tv della Superlega che «sarà aperta a tutti, nel rispetto del Fair Play Finanziario». La Superlega neonata è subito sostenuta da JP Morgan: contributo una tantum per partire di 3,5 miliardi di dollari, poi altra iniezione di 10 miliardi. Il piano di Perez, sostenuto da Andrea Agnelli prevedeva 20 squadre, delle quali 15 partecipanti di diritto e altre cinque determinate ogni stagione da un meccanismo di qualificazione. Secondo le regole annunciate, i 20 club sarebbero divisi in due gironi da dieci squadre, che nella prima fase si affronteranno in partite di andata e ritorno. Al termine dei due gironi, le prime tre di ciascuno andranno direttamente alla fase a eliminazione diretta, mentre quarte e quinte faranno uno spareggio. Le otto squadre rimaste si sfideranno in quarti di finale – partite di andata e ritorno – fino alla finale. Ai club fondatori sarebbero stati destinati dieci miliardi di euro in 23 anni per la mutualità, da versare al movimento calcio, con risorse anche per calcio giovanile e femminile. Insomma, soldi a pioggia per tutti.

I precedenti scissionisti ci sono da tempo nel basket, nel rugby e nel golf

SI È GENERATO così un terremoto in poche ore: l’Uefa subito ha minacciato, assieme alla federazioni nazionali (la Figc emanerà una norma anti Superlega), l’espulsione dei club coinvolti da tutte le proprie competizioni e dai campionati nazionali, con i calciatori esclusi dalla rispettive nazionali. Poi, ecco le retromarce, partendo dal Manchester City, che si è portato dietro gli altri club inglesi (l’Arsenal si scuserà via lettera con i tifosi) terrorizzati dalla reazione di Uefa, tifosi e del governo di Boris Johnson. Nella notte del 20 aprile si è tenuta una riunione d’urgenza dei 12 club fondatori della Superlega: in uno stringato comunicato era nero su bianco il tramonto del progetto originario in meno di 48 ore.

L’UEFA, dopo aver mostrato i muscoli, avrebbe annunciato due settimane dopo di aver trovato un accordo con nove dei dodici club fondatori della Superlega per il loro reintegro. Tra i termini accettati dalle squadre, una trattenuta del 5% dei ricavi che avrebbero ricevuto dalle competizioni Uefa per club per una stagione, una multa da 100 milioni se cercassero di aderire a una competizione non autorizzata e pure 15 milioni da versare per calcio giovanile e di base. Insomma, una resa. Real, Barcellona e Juve, le tre società «carbonare», invece si sono appellate a un tribunale di Madrid per essere tutelati di fronte alle possibili sanzioni paventate da parte di Uefa e Fifa per aver tentato di organizzare il nuovo torneo. Al tribunale della capitale spagnola si consuma prima il successo di Uefa e Fifa: niente monopolio, ma poi una nuova sentenza propende per la posizione dei tre club. La sentenza del tribunale madrileno proibisce a Fifa e Uefa di poter sanzionare i club della Superlega. Diventa immediatamente chiaro che l’atto finale sarebbe stato il pronunciamento da parte della Corte di Giustizia europea. Passano diversi mesi e nel frattempo la Juventus è praticamente costretta a tirarsi fuori dal progetto, a luglio 2023, per ammorbidire l’Uefa che avrebbe potuto squalificarla per due anni (invece lo stop è di un anno) dalle competizioni europee per la doppia sentenza sulle plusvalenze fittizie. Si arriva così all’ultimo atto, alla sentenza della Corte di Giustizia Ue che fa crollare i due totem Uefa e Fifa. La Superlega può tornare in campo. Ora, in attesa del finale della sceneggiatura, A22 Sports Management, la società che organizza la Superlega, ha annunciato il nuovo progetto: torneo da 64 squadre, divise in tre leghe, con meccanismo di promozione e retrocessione tra le divisioni. I precedenti secessionisti, d’altronde, ci sono da tempo nel basket (Eurolega), nel rugby e nel golf.
Le parti hanno subito preso posizione in poche, frenetiche, ore. Hanno esultato anche Barcellona e Juventus, si è detta contraria l’Inter e «aperturista» il Napoli, si sono dette contrarie Liga, Premier League, Bundesliga. In serata un duro comunicato della Figc; «Non è un progetto compatibile», e una presa di posizione della Lega Serie A: «Ribadiamo la centralità del campionato e dei tifosi auspicando che i successivi sviluppi vedano un pieno coinvolgimento dei club».

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