Cultura
Laura Pugno, il posto selvatico della parola
Scaffale Scrittrice del perturbante, indagatrice di confini tra realtà e fantastico, con "In territorio selvaggio" (Nottetempo), un prezioso saggio breve quanto intenso, si chiede qual è il senso della lettura, della lettura che sta nella scrittura, oggi, sospeso tra conforto e conoscenza, tra «bosco – il luogo del selvaggio per eccellenza - e giardino»
Laura Pugno
Scaffale Scrittrice del perturbante, indagatrice di confini tra realtà e fantastico, con "In territorio selvaggio" (Nottetempo), un prezioso saggio breve quanto intenso, si chiede qual è il senso della lettura, della lettura che sta nella scrittura, oggi, sospeso tra conforto e conoscenza, tra «bosco – il luogo del selvaggio per eccellenza - e giardino»
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 4 gennaio 2019
Oggi per l’autore di un libro l’appellativo «letterario», che una volta era il requisito minimo per fare quella che era definita Letteratura, a partire dal lavoro sulla lingua, in un mondo regolato solo dal mercato e dal marketing, è quasi sinonimo di elitaria marginalità. Quello che Laura Pugno chiama: «un pensiero che attraversa l’inconscio collettivo dell’editoria», è il romanzo medio di consumo, un oggetto rassicurante, soprattutto da un punto di vista formale, che spesso insegue la fiction televisiva, come se i movimenti interiori della vita combaciassero con i dispositivi esatti di una trama che inventa la realtà rendendola più attraente...