Lavoro

Lavoro pubblico, di “garantito” è rimasto ben poco

Lavoro pubblico, di “garantito” è rimasto ben pocoLa protesta dei lavoratori del pubblico impiego

Le storie Cherubina, Davide e Sara: dietro il welfare ci sono loro. Sempre più sfruttati. Al ministero: «46 contratti? Io sono il 47simo: tirocinante a vita». L’educatrice: «Faccio 33 ore e prendo 250 euro meno della collega che ne fa 18»

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 8 novembre 2014
Il «grasso che cola». I «garantiti che nella crisi non sono stati licenziati». Per il premier Matteo Renzi e per il suo ministro Marianna Madia i dipendenti pubblici sono questi. Ma fra loro ci sono anche Cherubina, Davide e Sara. E quelle definizioni diventano beffarde, se non insultanti. Ognuno rappresenta un settore – insegnamento, giustizia, sanità – dei servizi pubblici e ognuno di loro è precario, licenziato o licenziabile. Non sono nemmeno “casi limite” perché ognuno di loro ci tiene a dire che «ho conosciuto altri dipendenti pubblici che stanno peggio di me». Nella Bologna (una volta) culla del welfare...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi