Cultura

L’avventura del vuoto

L’avventura del vuotoLuigi Boille nel suo studio

Ritratti Un ricordo dell'artista Luigi Boille, che ha rappresentato l'Informale italiano in giro per il mondo fin dagli anni '50. Con il suo segno rarefatto e zen, espressione dello «spazio-colore», ha incontrato le filosofie orientali

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 25 luglio 2015
Nel 1964 si tenne a New York un’importante rassegna artistica internazionale, la Guggenheim International Award. A rappresentare l’Italia, c’erano quattro artisti: Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Enrico Castellani e Luigi Boille, allora giovane pittore di origine friulana. Era nato a Pordenone nel 1926, ma ben presto si era trasferito a Roma, e già dal 1950 risiedeva Parigi, dove aveva trovato il successo, grazie a una maturità creativa sfociata in una delle più interessanti e originali manifestazioni dell’Informale. Forse perché, come scrive il critico francese Pierre Restany nel 1959, «a differenza di coloro che traggono soddisfazione da certezze momentanee, egli non è...

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