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Le filiere spezzate da delocalizzazione e vuoto europeo
Economia/virus Il contrasto su quanti e quali debbano essere i settori produttivi da lasciare attivi richiama la contraddizione tra l’esigenza di abbassare il rischio di contagio da coronavirus che spinge a […]
Economia/virus Il contrasto su quanti e quali debbano essere i settori produttivi da lasciare attivi richiama la contraddizione tra l’esigenza di abbassare il rischio di contagio da coronavirus che spinge a […]
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 26 marzo 2020
Il contrasto su quanti e quali debbano essere i settori produttivi da lasciare attivi richiama la contraddizione tra l’esigenza di abbassare il rischio di contagio da coronavirus che spinge a contenere gli spostamenti delle persone cioè, in questo caso, dei lavoratori, e la necessità di approvvigionare la popolazione con beni primari che richiede non solo che essi vengano prodotti ma che lo siano anche tutti gli input necessari ad ottenere quei beni e servizi. Questo implica che rimangano in attività molti altri settori apparentemente lontani dalle filiere alimentare e sanitaria; si pensi ai trasporti, all’energia, ai materiali d’imballaggio, ai macchinari...