Cultura
Le parole dell’attesa
Intervista Un incontro al Festivaletteratura con la poeta curda Choman Hardi, che presenta la sua raccolta «La crudeltà ci colse di sorpresa. Poesie dal Kurdistan», per le Edizioni dell'Asino e la traduzione di Paola Splendore. «All’inizio avevo una rabbia mista a una retorica sentimentalista. Mi sono esercitata nella distanza»
Choman Hardi
Intervista Un incontro al Festivaletteratura con la poeta curda Choman Hardi, che presenta la sua raccolta «La crudeltà ci colse di sorpresa. Poesie dal Kurdistan», per le Edizioni dell'Asino e la traduzione di Paola Splendore. «All’inizio avevo una rabbia mista a una retorica sentimentalista. Mi sono esercitata nella distanza»
Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 8 settembre 2017
Alessandra PigliaruMANTOVA
Sono fuochi d’artificio o spari? / Ce lo chiedevamo ogni sera / scendendo nella cantina che puzzava di fumo / quando esplosioni rosse graffiavano il cielo». Non ci si abitua mai a quel rumore, basso e continuo, la stessa intermittenza è nel verso tagliente di Choman Hardi, poeta che ha scelto di cantare la sorte del suo paese, il Kurdistan, in particolare una delle pagine più feroci, dal febbraio al settembre 1988 durante il massacro di Alfan. Cosa significhi sapere di arrivare da un posto mai arreso eppure costretto alla invisibilità, lo si legge negli occhi di questa giovane donna...