Cultura
Le virtù collettive della «sprezzatura»
Rinascimento Amedeo Quondam restituisce al lettore «Il Cortegiano» di Baldassarre Castiglione sotto forma di un’opera monumentale in cui viene documentato il percorso editoriale che ha accompagnato il testo. E rintraccia il processo dinamico scaturito da complicità, omissioni, errori, divergenze tra autore, copisti e tipografi
Baldassarre Castiglione da un dipinto di Raffaello
Rinascimento Amedeo Quondam restituisce al lettore «Il Cortegiano» di Baldassarre Castiglione sotto forma di un’opera monumentale in cui viene documentato il percorso editoriale che ha accompagnato il testo. E rintraccia il processo dinamico scaturito da complicità, omissioni, errori, divergenze tra autore, copisti e tipografi
Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 16 luglio 2016
Nel leggerlo, Francesco I di Valois-Angoulême, re di Francia, ne fu folgorato, e subito lo fece tradurre in francese: quel libro italiano, un distillato della cultura rinascimentale, lo aveva conquistato. Vi si insegnava una diversa idea di distinzione, basata sulle nuove virtù cortigiane e cioè non solo più arte militare e caccia ma classici latini e greci, ballo, nozioni di matematica e, soprattutto, arte della conversazione. Essa però doveva tradursi in una grazia naturale, apparentemente senza sforzo, segreto della piacevolezza del vivere, riassunta in un termine che avrebbe fatto epoca: la sprezzatura. Francesco I aveva visto giusto: il successo del...