Commenti Il nostro timore del disastro ambientale è sano e necessario. È molto preoccupante che in tanti non lo avvertono, rifugiandosi nel diniego o in un ottimismo superficiale
Commenti Il nostro timore del disastro ambientale è sano e necessario. È molto preoccupante che in tanti non lo avvertono, rifugiandosi nel diniego o in un ottimismo superficiale
Il termine “ecoansia” è poco rigoroso sul piano scientifico se lo si usa per designare una condizione di malessere psichico individuale clinicamente significativo. Rende bene, tuttavia, l’allarme collettivo provocato dal deterioramento climatico e dalla percezione dell’irreversibilità del danno finora fatto. Come accade in tutte le situazioni di forte disagio della collettività, questo allarme alimenta le ansie presenti in noi e anche le tendenze depressive. Al tempo stesso ci offre un oggetto riconoscibile di paura che svolge una funzione (precaria) di contenimento di angosce inconsce. Esiste il rischio reale che sia trattato come disturbo psichiatrico, cioè come problema del singolo individuo...
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L’ecoansia e il rischio che si possa fare fronte al disagio emotivo che la nostra società instancabilmente produce, senza rimuoverne le cause, ma ricorrendo a dispositivi ansiolitici e antidepressivi, è pervasiva.
Sarantis parla della necessità di attivare sentimenti tragici come
Un’esempio virtuoso del rispetto ambientale è visibile a Tokyo e nella sua speranza di vita generale pari ad 84anni (ma siamo sicuri che ci interessa vivere così a lungo?), non perché hanno imparato a contrastare l’ecoansia ma perché gli architetti urbanisti nel dopoguerra hanno messo al centro del progetto le persone e non le auto.
In media 0,32 auto per nucleo contro medie più che doppie nel resto del mondo.
I pendolari ci sono anche lì e viaggiano in media dai 40’ in su. Però usano una reta ferroviaria eccellente che rispetto alle altre megalopoli mondiali negli anni ‘60 ha investito tantissimo penalizzando l’utilizzo dell’automobile.
Secondo uno studio l’86% delle strade giapponesi non è abbastanza largo perché una macchina possa fermarsi senza bloccare il traffico.
Quindi per possedere un’auto ci vogliono dei requisiti che in pochi hanno (garage notturni, impossibile lasciarla sulla strada), e le case spesso non prevedono parcheggi in tal senso.
Girare in autostrada, pagare l’assicurazione e fare la manutenzione è altamente oneroso.
Le autostrade all’origine non hanno hanno gravato sulle tasche della popolazione ma attraverso tanti debiti privati e oggi il pedaggio in Giappone è il più alto al mondo, altro disincentivo alle auto.
Durante il boom economico l’orgoglio nazionale in Giappone era il treno mentre nelle nostre città di celebrava l’automobile.
Questa divagazione extranazionale mi porta a concludere che in città come Milano, Torino, Roma….il problema è troppo antico per poterlo risolvere.
Magari l’intenzionalità giovanile prova a disturbare il normale ciclo della vita insostenibile ma cadono quasi sempre nella trappola del torto o nella sfera di malati psichiatrici da sedare se non con le botte con gli antidepressivi.