Internazionale
L’«Elvis rosso» che voleva essere Víctor Jara
Storie Le tante vite e la strana fine di Dean Reed, che lasciò gli Usa per diventare rockstar al di là del Muro di Berlino. Passando per il Cile di Allende e il western all’italiana. Una carriera bruciata in "60 minuti"
30 maggio 1980, Karl Marx Stadt (Ddr), Dean Reed in concerto al V Festival dell'Amicizia – Volkmar Heinz/picture-alliance/dpa/Ap
Storie Le tante vite e la strana fine di Dean Reed, che lasciò gli Usa per diventare rockstar al di là del Muro di Berlino. Passando per il Cile di Allende e il western all’italiana. Una carriera bruciata in "60 minuti"
Pubblicato più di un anno faEdizione del 12 agosto 2023
“Elvis rosso”, lo chiamavano. Qualcosa a metà tra Forrest Gump e un Manchurian Candidate. Eroe americano, traditore, disertore, cowboy redento, patriota, agente segreto, doppiogiochista… insomma, un puzzle difficile da decifrare. Da Mosca a Pechino, tutti conoscevano questo yankee che si era pentito di essere yankee, questo avventuriero nato in Colorado che aveva finito per scegliere il mondo dall’altra parte della cortina di ferro. Non capivano una parola delle sue canzoni, ma non importava. Non potevano avere i Beatles, Frank Sinatra, Elvis Presley. Ebbene, avevano la loro copia. Forse più economica, meno affascinante, ma non importava. Un uomo che ha rinunciato...