Italia

L’emergenza umanitaria del lavoro sessuale

L’emergenza umanitaria del lavoro sessualeClaudia, 52 anni, sex worker. Nel suo appartamento dove svolge piccoli lavori di sartoria – Shendi Veli

Distanza di insicurezza Parlano le sex workers, non riconosciute come lavoratrici, spesso migranti e senza documenti, non accedono agli aiuti statali. Per loro una raccolta fondi "Nessuna da sola"

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 12 maggio 2020
Le strade della capitale hanno ripreso le loro sembianze abituali, il traffico è diminuito mentre sono aumentati i posti di blocco delle forze dell’ordine. Ma nelle arterie principali, che dal centro città fuggono verso il raccordo anulare, sono scomparse le lavoratrici del sesso. Il distanziamento sociale, e la paura del contagio, hanno avuto un impatto devastante sulla sopravvivenza di chi svolge il lavoro sessuale. E se per chi è in possesso di documenti esiste la possibilità di accedere almeno ai buoni spesa devoluti dai comuni, chi è senza residenza e permesso di soggiorno, si trova da qualche settimana nel vicolo...

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