Leroy, opacizzazioni del rembrandtiano
A Parigi, Musée d’Art Moderne, "Eugène Leroy, peindre", a cura di Julia Garimorth Nel 1961 impressionò il giovane Baselitz: «Un ammasso di lamiere proveniente da una piccionaia che mi illuminava la testa». Con la sua «luce sorda» e il sovrapporsi incessante di strati di materia, che ostacolano la riconoscibilità del soggetto, si votò, rigoroso e solitario, al dipingere in sé. 150 opere (dipinti e grafica), 60 anni di attività
A Parigi, Musée d’Art Moderne, "Eugène Leroy, peindre", a cura di Julia Garimorth Nel 1961 impressionò il giovane Baselitz: «Un ammasso di lamiere proveniente da una piccionaia che mi illuminava la testa». Con la sua «luce sorda» e il sovrapporsi incessante di strati di materia, che ostacolano la riconoscibilità del soggetto, si votò, rigoroso e solitario, al dipingere in sé. 150 opere (dipinti e grafica), 60 anni di attività