Cultura
L’estetica fatale della sovversione
Destini incrociati «Santo Genet, commediante e martire» di Jean-Paul Sartre. L’incontro dell’enfant prodige dell’élite intellettuale e l’uomo dei bassifondi marchiato a vita come ladro diventa l'occasione di una filosofia radicale della libertà.
Una scena da «Santo Genet», regia di Armando Punzo, compagnia della Fortezza, 2014
Destini incrociati «Santo Genet, commediante e martire» di Jean-Paul Sartre. L’incontro dell’enfant prodige dell’élite intellettuale e l’uomo dei bassifondi marchiato a vita come ladro diventa l'occasione di una filosofia radicale della libertà.
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 29 aprile 2017
Maggio 1944, a Parigi Jean Genet e Jean-Paul Sartre fanno conoscenza. Il filosofo è al centro di un gruppo d’intellettuali, letterati e artisti impegnati nel «dare spessore umano» all’imminente dopoguerra. Ci sono tra gli altri Simone de Beauvoir, Alberto Giacometti, Maurice Merleau-Ponty, Albert Camus, Henri Matisse, Boris Vian. Durante un incontro tra di loro, Genet rimane in disparte; è un personaggio schivo, una personalità complessa, un trasgressivo che non ama la vita sociale e preferisce mantenersi ai margini della società. A presentarli è Jean Cocteau, che si è assunto l’onere di fare uscire Genet dal carcere. Secondo la magistratura dell’epoca,...