Ciao Anna, amica del manifesto
Lettere Sono Carlo Trombino, dottorando presso l’università di Palermo. Vi scrivo per comunicare il decesso di Anna Luxardo, nata Trombino. Era una vostra affezionata lettrice e per questo ho scritto un suo […]
Sono Carlo Trombino, dottorando presso l’università di Palermo. Vi scrivo per comunicare il decesso di Anna Luxardo, nata Trombino. Era una vostra affezionata lettrice e per questo ho scritto un suo ricordo che vi mando sperando che possiate pubblicarlo, di seguito il testo. è anche un racconto che ripercorre il novecento per come è stato vissuto da una lettrice del manifesto, con le passioni politiche e gli incontri con la grande storia del secolo scorso: Anna Luxardo se ne è andata il 2 novembre 2020 all’eta di 87 anni.
Da sempre lettrice affezionata di questo giornale nonché convinta sostenitrice in tutte le campagne per salvare il Manifesto, ha
continuato a leggerlo e a commentarlo con le persone care fino all’ultimo, continuando a interessarsi e a infervorarsi alla politica e all’attualità come e più di gente apparentemente più giovane ma mentalmente già decrepita.
Anna Trombino nacque a Santa Ninfa nella valle del Belice nel 1933. Santa Ninfa è uno di quei paesi della Sicilia profonda con una tradizione rivoluzionaria molto ben documentata, centro agricolo che riempì le file prima garibaldine, poi dei fasci siciliani e infine con una forte tradizione socialista, anarchica e comunista che sarebbe durata fino al secondo dopoguerra e oltre visto che il PCI ha governato per un cinquantennio il paese.
La famiglia di Anna non era immune al clima politico del paese: pur essendo nata nella Sicilia degli anni ’30 lei non era obbligata ad andare in chiesa, e le donne di famiglia venivano incoraggiate a studiare e a essere indipendenti, tanto è vero che lei abbandonò a 18 anni la casa di famiglia (che sarebbe crollata nel devastante terremoto del 1968) per studiare prima a Palermo e poi a Napoli, dove imparò il russo e si laureò con una bellissima tesi sulla poetessa Anna Achmatova, allora semisconosciuta in Italia.
La militanza politica e l’amicizia con l’Associazione Italia Unione Sovietica fecero sì che negli anni ’60 venisse invitata come lettrice in una università moscovita, carica che rifiutò per stare vicina alla famiglia prima a Livorno e poi a Torino.
La passione politica era condivisa con il marito Emanuele Luxardo, funzionario Fiat, che subì negli anni ’70 la delazione dei colleghi che riferirono ai capi la loro partecipazione ai concerti di Theodorakis contro i colonnelli greci e ad altre manifestazioni
politiche.
Anna ha avuto una vita piena e ricca di cose, è stata una ragazza del ‘900 sempre curiosa che da bambina vide i banditi della Banda Giuliano nascondersi in casa sua passando dal camino per sfuggire alla polizia, e che a 21 anni nel 1954 a Napoli incontrò in un ristorante Lucky Luciano.
Grande lettrice, raccontava questo aneddoto divertita, confermando la trama del romanzo 54 di WuMing2. Raccontava tanto, era la memoria storica della famiglia Trombino, ultima di quella generazione nata negli anni ’20-’30. Ricordava con grande affetto il suocero, esule istriano, combattente nella prima guerra mondiale e poi antifascista, che avevo perso dei parenti nelle foibe ma che non nutriva sentimenti di vendetta verso i partigiani Jugoslavi perché aveva visto bene da vicino cosa avevano fatto i fascisti al confine Orientale.
Anna era anche una figura molto nota a Filicudi, isola di cui si innamorò col marito e dove presero una casa negli anni ’50, quando il turismo non esisteva e non c’erano né luce né acqua corrente. Diceva, e non esagerava, di aver visto nascere tutti i filicudani dai 50 anni in giù.
Anna Luxardo fino alla fine viveva da sola, era autonoma, faceva la spesa, cucinava, invitava gente a casa e vedeva le amiche, anche se si lamentava che per forza di cose negli ultimi anni si andavano diradando mentre lei rimaneva sempre lucida e in forze e con grande voglia di fare.
Sapeva dove trovare a Torino il pane siciliano fatto a regola d’arte, con la giuggiulina, cioè il sesamo come viene chiamata
in dialetto arcaico. E quando poteva, ben oltre gli 80 anni, partiva da Torino e andava da sola a Filicudi, apriva la casa e aspettava i figli e i nipoti che la avrebbero raggiunta come ogni estate.
Se ne è andata a causa del covid il giorno dopo che un politico discutibile ha detto che gli anziani sono in qualche modo
inessenziali. La vita di Anna dimostra che ad essere inessenziali sono gli indifferenti, i pavidi, gli approfittatori, indipendentemente dall’età.
Anna mancherà molto a tutte le persone che l’hanno conosciuta, e penso sarebbe stata felice di essere ricordata sulle colonne di un giornale che ha molto amato e sostenuto fino alla fine.