Lettere

All’Anpal va ripristinato il diritto di fare sindacato

Lettere Egregio Ministro del lavoro Andrea Orlando, in questi ultimi tre anni abbiamo contribuito ad animare una lunga battaglia per la stabilizzazione dei circa seicento precari “storici” di ANPAL Servizi. Una […]

Pubblicato più di 3 anni fa

Egregio Ministro del lavoro Andrea Orlando,

in questi ultimi tre anni abbiamo contribuito ad animare una lunga battaglia per la stabilizzazione dei circa seicento precari “storici” di ANPAL Servizi. Una storia che Lei conosce, dal momento che grazie a questa lotta, anche il Partito Democratico insieme alle altre forze che sorreggevano il precedente Governo, ha deciso di approvare, nell’ambito della L. 128/2019, un articolo che ha aperto la strada alla nostra stabilizzazione. Dopo più di un anno dall’approvazione, con immotivato e irragionevole ritardo, il 5 marzo l’azienda ha finalmente avviato le selezioni per i collaboratori. Un processo che, come previsto, si sta rivelando lungo e farraginoso, proprio mentre l’attuale Governo preannuncia un intervento legislativo per accelerare e semplificare i concorsi nella Pubblica Amministrazione. Si poteva e si doveva fare diversamente, dato il contesto di crisi sanitaria e sociale, nonché l’urgenza di assicurare l’implementazione delle politiche attive del lavoro, mettendo in campo una prova semplificata. Proposta che abbiamo avanzato pubblicamente in varie occasioni, e per altro sostenuta da alcuni emendamenti alla Legge di Bilancio 2021. La nostra speranza, adesso, è che il percorso si concluda celermente, mettendo soprattutto tutti i precari “storici” nelle condizioni di vedersi riconoscere il loro diritto ad un lavoro stabile.

È opinione largamente diffusa che in questa congiuntura di gravissima crisi occupazionale e sociale sia urgente un cambio di passo nella gestione delle politiche attive del lavoro e, più complessivamente, nelle politiche del lavoro e del welfare. Il mercato del lavoro italiano sconta l’effetto della pandemia con un calo tendenziale dell’occupazione senza precedenti. Le categorie più vulnerabili (giovani, donne, stranieri) sono quelle maggiormente esposte agli effetti delle crisi. I lavoratori autonomi e i dipendenti a termine hanno subìto la contrazione occupazionale più marcata.

Il drammatico impatto della pandemia sul mercato del lavoro, già caratterizzato da forti disuguaglianze, ha allargato in modo allarmante la povertà.

Gli ultimi dati ISTAT riferiti al 2020 mostrano una crescita di oltre un milione delle persone in stato di povertà assoluta rispetto all’anno precedente, giungendo a una cifra complessiva di circa 5,6 milioni. L’impoverimento riguarda una parte ampia di famiglie che fino all’anno scorso non erano sotto la soglia di povertà. Si tratta in molti casi di working poor, lavoratori e soprattutto lavoratrici precarie senza tutele, soggetti formalmente «attivi» nel mercato del lavoro, inseriti in settori economici fragili dove difficilmente si ripristineranno rapidamente le condizioni già preoccupanti della fase pre-Covid. E ciò se avverrà, sarà al prezzo di ampi costi sociali. Sono dati che chiariscono la profonda complessità del fenomeno della povertà, e che rendono evidente la necessità di una riforma del Reddito di Cittadinanza.

Serve superare la frammentazione degli strumenti emergenziali di sostegno al reddito introdotti durante la prima fase della crisi, allargando i parametri di accesso alla norma in chiave realmente universalistica, superando la logica di funzionamento incentrata principalmente sull’attivazione dei soggetti nel mercato del lavoro, sui principi di condizionalità e sulle conseguenti norme sanzionatorie. Perché se è vero che il Reddito di Cittadinanza è stata una misura fondamentale nella prima fase della crisi – lenendo gli effetti della povertà – i dati dimostrano che un suo mancato allargamento difficilmente potrà contrastare gli effetti sociali e duraturi del COVID-19, assumendo che siamo pienamente nella terza ondata pandemica.

Allo stesso tempo, serve urgentemente universalizzare l’accesso agli ammortizzatori sociali, con una visione adeguata al contemporaneo “multiverso del lavoro”, garantendo sia i livelli occupazionali che il reddito. Gli interventi “selettivi” sul versante delle imprese, anche laddove saranno eventualmente in grado di riattivare la domanda in alcuni settori, non potranno assicurare un rapido riassorbimento della disoccupazione. Il compito delle politiche di occupazione e di welfare è per questo centrale, e vedremo quali saranno concretamente le scelte del suo Dicastero.

Intanto, ci limitiamo a guardare con interesse la recente nomina della Prof. Chiara Saraceno, che avrà il difficile compito di guidare il comitato di valutazione sul Reddito di Cittadinanza. Come operatori precari delle politiche attive, oltre un anno fa, invitammo la Professoressa a discutere con noi in ANPAL Servizi proprio su questi temi, ma purtroppo l’attuale A.U. – il Prof. Domenico Parisi – dopo averci inizialmente concesso la sala, con un successivo e ingiustificato ripensamento vietò il seminario.

Siamo convinti che qualsiasi riforma sarà intrapresa dal suo Dicastero non potrà disgiungersi da un deciso cambio di passo nella guida di ANPAL e ANPAL Servizi, da troppo tempo paralizzate a causa di un management che si è dimostrato ampiamente inadeguato, incapace di mettere in campo azioni appropriate alla gestione dell’emergenza e per la ripresa del Paese. Ma siamo sicuri che Lei di questo sia pienamente consapevole, visto quanto è accaduto nella Fase 2 del Reddito di Cittadinanza e quanto sta accadendo anche sull’Assegno di Ricollocazione. Ci chiediamo in che modo si possa, con tale management, attuare il Piano strategico per le politiche attive previsto nel Recovery Plan.

Le ragioni che ci spingono a scriverLe riguardano anche, e soprattutto, la gestione delle relazioni industriali all’interno di ANPAL Servizi e la grave condotta anti-sindacale che l’azienda continua a manifestare nei confronti delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario, prima organizzazione sindacale per numero di iscritti. Condotta reiterata, di cui anche in Parlamento si è discusso negli scorsi mesi, e che ci ha costretti a promuovere un’azione legale presso il Tribunale di Roma.

Il 15 marzo alle 9:30 si svolgerà la prima udienza. In tale occasione realizzeremo, in viale Giulio Cesare (davanti al Tribunale di Roma – Sezione Lavoro), uno Speakers’ Corner e una conferenza stampa.

Auspichiamo fortemente un Suo intervento risolutivo, volto a ripristinare i diritti fondamentali alla libertà di organizzazione sindacale presidiati dalla Costituzione, e la concreta agibilità della nostra organizzazione all’interno di una società a totale controllo pubblico.