Lettere

È morto Franco Azara

Lettere È stato tra i fondatori del collettivo del Manifesto a Rimini, trasferitosi a Mestre, ha seguito le lotte operaie in Veneto e in Friuli, per il Manifesto prima, per il Pdup […]

Pubblicato quasi 7 anni fa

È stato tra i fondatori del collettivo del Manifesto a Rimini, trasferitosi a Mestre, ha seguito le lotte operaie in Veneto e in Friuli, per il Manifesto prima, per il Pdup poi, infine a Roma per il quotidiano, fino ai primi anni ’90. Nei primi anni ’70, Franco è stato –  insieme a pochi altri e con i pochi soldi de Il Manifesto – un autentico «funzionario politico», animato da una forte passione e da una speciale intelligenza politica. Impegnato e impegnativo, carismatico, tenace.

Franco Azara ha attraversato e condiviso con noi anni irripetibili e tumultuosi, che hanno costruito il nostro modo di stare al mondo, il nostro linguaggio comune. Anni che hanno visto rompersi schemi e steccati politici, sindacali, religiosi. Il Veneto e il Friuli – Porto Marghera, la Zoppas, i tessili, i calzaturieri –  sono stati un’officina formidabile per il lavoro politico a cui Franco ha dedicato impegno e lucida visione.

L’impetuosa industrializzazione aveva generato una catena di crisi aziendali, chiusure, occupazioni di fabbrica. Fallivano – o ristrutturavano – aziende importanti come la San Remo, noto marchio di capi eleganti.

Franco era presente nel vivo di queste storie.

In certe situazioni forse allora, come oggi, non c’erano risposte, ma quel dire: «compagni, nelle vertenze si arriva fino alla fine», l’idea del blocco comune con la classe operaia, il calarsi di persona dentro alle singole vicende non solo trasmetteva un messaggio politico, ma era un segnale di autentica solidarietà nella lotta.

E in questo condividere e partecipare davvero Franco non si risparmiava: cuciva incontri, arrivava, sdrammatizzava, aveva la battuta sorniona pronta, riusciva sempre a dare ragioni ulteriori per continuare. Instancabile nell’azione e nella motivazione. Ancora oggi, dopo le inevitabili trasformazioni e le differenze dei nostri percorsi, il ricordo di quei tempi così intensi, fecondi e appassionati è una traccia sottile ma forte che ci unisce. E ci restituisce il senso di una vita viva.

Stefano Adami, Adone Birdignon, Edo Bordignon, Sergio Bordin, Bruno Borghini, Eliana Bouchard, Wanda Buso, Lidia Campagnano, Loris Campetti, Arnaldo Bibo Cecchini, Giuseppe Chicchi, Mario Damini, Diego De Podestà, Viviana De Podestà, Felice Doria, Daniela Dutto, Paolo Fabris, Paola Florian, Diego Fragiacomo, Adolfo Furlanetto, Paola Gaggia, Giancarlo Giorgi, Mannig Gurekian, Daniele Leardini, Simonetta Luciani, Marino Marini, Pino Ottaviani, Riccardo Parolin, Eugenio Pasini, Giampiero Piscaglia, Maria Teresa Roda, Marina Scalori, Sergio Simeoni, Maria pupa Zaghini