Siamo ancora in tempo per fermare l’inserimento di gas e nucleare nella Tassonomia europea
Lettere La proposta della Commissione Europea di inserire nucleare e gas nella tassonomia europea, cioè nell’elenco delle energie rinnovabili, è inaccettabile. La decisione può ancora essere modificata, anche se le […]
La proposta della Commissione Europea di inserire nucleare e gas nella tassonomia europea, cioè nell’elenco delle energie rinnovabili, è inaccettabile. La decisione può ancora essere modificata, anche se le pressioni delle lobbies legate ai combustibili fossili e al nucleare l’hanno finora condizionata pesantemente.
Il Parlamento e il Consiglio Europeo – composto dai Governi europei – potrebbero ancora bloccare questa decisione, che contraddice le dichiarazioni precedenti e gli impegni presi sul clima, a partire dall’obiettivo categorico di contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi C.
Purtroppo il Governo italiano non solo non si è pronunciato contro questa decisione, come avrebbe dovuto fare per coerenza con i discorsi fatti al G20 e alla COP 26, ma il Ministro dell’Economia, con il consenso del Ministro della Transizione Ecologica, ha inviato a Bruxelles un parere che peggiora ulteriormente la situazione, chiedendo esplicitamente di alzare i limiti di emissione del gas.
Sul nucleare, inoltre, il Governo ha il dovere di rispettare l’esito dei due referendum popolari che ne hanno bocciato l’utilizzo. Per di più è evidente che il suo inserimento nella tassonomia serve alla Francia (e ad altri Stati che hanno il nucleare) per scaricare le enormi spese di mantenimento del nucleare su tutta l’Europa, evitando che pesino sui cittadini francesi. Ed è infatti emerso che la spesa per il nucleare in Europa nei prossimi anni potrebbe arrivare a 500 miliardi di euro (pari ai 2/3 del NGEU) e questo renderebbe difficile, se non impossibile, trovare le risorse per le energie veramente rinnovabili: fotovoltaico, idroelettrico, eolico, geotermico.
La confusione regna sovrana nelle scelte del Governo sulle politiche energetiche.
E’ stato appena approvato un decreto legge che per contrastare il caro bollette prende le risorse dalle energie rinnovabili esistenti, eolico e fotovoltaico, in contraddizione con gli impegni presi con gli investitori, dando un segnale nella direzione sbagliata.
Se si vuole usare parte delle maggiori risorse oggi a disposizione delle rinnovabili basterebbe intervenire sulla parte della bolletta legata a queste fonti, differenziando i suoi costi dalla produzione elettrica da fonti fossili. Nelle bollette è già indicata la provenienza dell’energia elettrica consumata e la quota da rinnovabili è oltre il 40 %. Tutti i consumatori potrebbero così verificare che le rinnovabili sono più convenienti.
Anche l’autorità per l’energia potrebbe fare molto di più che limitarsi a registrare gli effetti della speculazione in atto sulle fonti fossili. Invece praticamente nulla è stato prelevato dall’energia prodotta da fonti fossili, petrolio e gas, malgrado da anni ci sia l’impegno di togliere i finanziamenti pubblici a chi inquina (19 miliardi). Per di più sappiamo dal confronto tra Putin e le aziende italiane di qualche giorno fa che le forniture russe sono a prezzo predeterminato e quindi risentono solo in parte della speculazione sui prezzi. Se questo venisse confermato vorrebbe dire che le grandi aziende italiane che usano gas per produrre energia elettrica stanno guadagnando miliardi sulla differenza tra prezzi (teorici) di mercato e quelli reali delle forniture di gas, mentre il Governo sta a guardare.
Inoltre non esiste ancora un piano pubblico per spingere gli investimenti sulle rinnovabili, garantendo anzitutto che le regole non cambieranno. Sappiamo che fotovoltaico ed eolico debbono crescere 10 volte il ritmo annuo attuale per raggiungere l’obiettivo di altri 70 GW nel 2030. In realtà si continua a puntare sul gas nonostante i prezzi impazziti quando solo le rinnovabili ci può fare avanzare verso l’autonomia energetica.
Non è chiaro poi se il Governo intenda o meno puntare sull’idrogeno verde, che potrebbe essere distribuito nelle condotte del gas, decidendo dove e come produrlo.
La politica energetica del Governo è un buco nero e sarebbe opportuno che Draghi facesse chiarezza.
Nel frattempo la nostra petizione (https://chng.it/m4SvpBf9s9) contro l’inserimento nella tassonomia europea di nucleare e gas continua a raccogliere firme (mentre scriviamo sono…), a conferma della diffusa contrarietà alla forzatura della Commissione europea e per spingere il Governo a decidere senza farsi condizionare dalle grandi aziende che frenano la transizione ecologica.
La giornata sul clima del 12 febbraio proposta da Legambiente è un’occasione importante di mobilitazione a cui aderiamo.
Per l’Osservatorio: Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia- coordinatore scientifico
4 febbario 2022