Glovo: solidarietà contro il cinismo delle piattaforme
Lettere Risposta alle dichiarazioni del responsabile relazioni esterne e istituzionali Glovo, azienda per la quale lavorava da rider Sebastian Galassi, deceduto a Firenze.
Scriviamo, come lavoratori e lavoratrici del settore del food delivery, in risposta alle dichiarazioni del Dott. Mario Castagna, responsabile relazioni esterne e istituzionali per conto di Glovo, azienda per la quale lavorava il nostro collega. Sebastian Galassi, deceduto a Firenze durante un turno di lavoro.
Ci sentiamo sconcertati e ci troviamo costretti a ribadire un concetto molto semplice: chi difende le logiche del cottimo e della sorveglianza continua, spingendo i rider a guadagnare sulle consegne effettuate e giudicandoli in base alla velocità nello svolgimento della prestazione, anteponendo così gli imperativi della produttività persino ai più basici diritti umani come quello alla sicurezza deve prendersi la responsabilità di aver costruito un modello basato sullo sfruttamento intensivo dei lavoratori.
Nessuno, o quantomeno né i tribunali né i legislatori di tutta Europa, credono più alla neutralità dell’algoritmo. Le morti e gli incidenti in questo lavoro non capitano, non sono una coincidenza, ma sono la conseguenza, il triste calcolo cinico, di un modello produttivo insostenibile sotto ogni punto di vista . Il potere direttivo in questa attività di trasporto merci è ormai sotto la luce del sole, un’ineludibile evidenza che è stata confermata dai più, eppure c’è chi continua a negarla così da poter guadagnare sulle spalle dei loro stessi lavoratori.
Riteniamo le dichiarazioni del Dott. Castagna siano inaccettabili sotto ogni punto di vista, etico e morale. In un paese civile coloro che rappresentano gli interessi dell’azienda, di fronte alla morte di uno dei loro lavoratori, invece di continuare a sostenere falsità smentite da ogni istituzione, dovrebbero proporre di sedersi attorno a un tavolo per capire come fare in modo che ciò non si ripeta più. La scelta di Glovo è invece stata quella di continuare ad affermare la validità di un contratto fittizio con retribuzioni basate su fantomatici tempi di lavoro orchestrati che già in più occasioni è stato dichiarato illegittimo.
Insomma, l’intento di Glovo di fronte a quella che è solo l’ennesima morte è chiaro: noi continuiamo ad andare avanti così, non ci importa se potrà accadere di nuovo. Una vera e propria dichiarazione di guerra a cui risponderemo come abbiamo sempre fatto: con la lotta e la solidarietà.
Nei giorni scorsi la reazione di pancia alla morte di uno di noi ci ha portato nuovamente per le strade, a denunciare la violenza dello sfruttamento che subiamo tutti i giorni, le decine di morti e le centinaia di infortuni che già solo dall’inizio di quest’anno ci siamo ritrovati a contare. Ma non ci fermeremo qui.
Desideriamo agire in modo concreto per sostenere la famiglia di Sebastian, partecipando alle spese del suo funerale e, qualora ci fosse la volontà dei familiari, lanciando una raccolta fondi per sostenere le spese legali. Abbiamo imparato in questi anni che l’unico modo di reagire all’indifferenza e al cinismo delle piattaforme è quello di aiutarci a vicenda, che solo insieme è possibile superare le difficoltà e i rischi. Se Glovo vuole farci guerra, ci troverà pronti. Non siamo disposti ad accettare neanche uno di meno.
#NonPerNoiMaPerTutti #NonUnoDiMeno
Davide Contu (Milano)
Fabio Pace (Palermo)
Antonello Badessi (Roma)
Andrea Poli (Rimini)
Enrico Francia (Torino)
Andrea Dell’Arena (Parma)
Mirco Morri (Rimini)
Riccardo Mancuso (Bologna)
Walter Primo (Catania)
Lucia Sgueglia (Modena)
Federica Fadia (Ladispoli)