Il digiuno di Francesco e il digiuno di Gandhi
Lettere La proposta di papa Francesco di una giornata di mobilitazione spirituale contro la guerra in Ucraina, annunciata per il mercoledì delle ceneri, riporta alla ribalta la tecnica nonviolenta del digiuno […]
La proposta di papa Francesco di una giornata di mobilitazione spirituale contro la guerra in Ucraina, annunciata per il mercoledì delle ceneri, riporta alla ribalta la tecnica nonviolenta del digiuno come azione per la pace. Fu Gandhi, per la prima volta nella storia, che utilizzò la pratica religiosa e tradizionale del digiuno come strumento di lotta politica. Mi limito qui ad elencare la cronologia e le motivazioni dei molti digiuni attuati da Gandhi.
Da notare che nei digiuni gandhiani non c’è mai l’elemento di ricatto, ma sempre un’assunzione di responsabilità e purificazione. Gandhi è stato un uomo profondamente religioso e profondamente laico: «Io credo la verità fondamentale di tutte le grandi religioni del mondo. Per me Dio è verità e amore, è etica e morale.
Dio è coraggio. Dio è coscienza. Dio è persino l’ateismo dell’ateo. È un Dio personale per coloro che hanno bisogno della sua presenza personale. È incarnato per coloro che hanno bisogno del suo contatto. È la più pura essenza. È tutte le cose per tutti gli uomini. È in noi e tuttavia al di sopra e aldilà di noi. Il mio induismo non è settario. Esso include tutto ciò che io so essere il meglio dell’islamismo, del cristianesimo, del buddismo».
Il digiuno fu per Gandhi, secondo la tradizione indù, «la preghiera più pura». Gandhi visse intensamente la pratica del digiuno, religioso e politico, come scrive nella sua autobiografia, Storia dei miei esperimenti con la Verità. Per lui la Verità è Dio e Dio è la Verità.
1914 – Il primo digiuno, 7 giorni, per espiare la colpa di un’allieva di cui era educatore.
1919 – Primo digiuno politico, 3 giorni, per sostenere lo sciopero dei lavoratori dell’indaco.
1922 – Per interrompere la campagna di disobbedienza civile, che lui stesso aveva avviato, a causa
dell’immaturità del popolo che si era lasciato andare a gravi scontri violenti, digiuna 5 giorni.
1925 – Si ritira per un anno dalla vita politica, in raccoglimento; scopre la bellezza del silenzio; da
allora, per tutta la vita, consacrerà al silenzio ogni lunedì è [silenzio = shanti = pace interiore =
vicinanza con Dio].
1932 – Digiuno ad oltranza per l’eliminazione dell’intoccabilità. Rischia la morte, ma ottiene che
gli intoccabili (i fuori casta, i diseredati, i più poveri, addetti ai lavoro più umilianti) potessero
frequentare i templi da cui prima erano esclusi.
1933 – Digiuno di 21 giorni per purificazione personale.
1934 – Si ritira dalla vita politica attiva e si dedica alla riforma spirituale. Digiuna ancora per la
causa degli intoccabili (il governo inglese revoca il provvedimento degli elettorati separati).
1943 – Digiuna in prigione per 21 giorni per far cessare le violenze commesse durante
l’insurrezione indiana contro gli inglesi.
1947 – Digiuna a Calcutta per fermare le atrocità degli scontri fra indù e musulmani (divisione fra
India e Pakistan): in 4 giorni ci riesce.
1948 – Digiuna a Delhi, per fermare i massacri fra indù e musulmani: ci riesce in 5 giorni.
1948 – Il 30 gennaio viene assassinato da un complotto di estremisti indù che lo considerano un
traditore per le sue aperture ai musulmani: muore invocando Dio.
Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento, introdusse in Italia il pensiero e il metodo
della nonviolenza di Gandhi: «Quando tra il popolo più umile, e tanto importante dell’Italia, si
arriverà a mettere il ritratto di Gandhi in chiesa, santo fra i santi, avremo finalmente quella riforma
religiosa che l’Italia aspetta dal Millecento».
Con Papa Francesco oggi il digiuno riprende tutta la sua dimensione di potente azione nonviolenta
contro la guerra: un gesto personale che muove una forza politica.
*Presidente del Movimento Nonviolento