Il mio superbonus spiegato a Draghi
Lettere L’autrice di questa lettera inviata a diversi giornali, firmata, ha chiesto l’anonimato e rispettiamo la sua scelta. Egregio Premier Draghi Lei ci sta mandando in default, usando un linguaggio a […]
L’autrice di questa lettera inviata a diversi giornali, firmata, ha chiesto l’anonimato e rispettiamo la sua scelta.
Egregio Premier Draghi Lei ci sta mandando in default, usando un linguaggio a Lei comprensibile.
Lei sta mandando in rovina la mia famiglia, e, con la mia, migliaia di altre, migliaia di imprese e di lavoratori. Confartigianato stima siano 47.000 le imprese che hanno crediti che non riescono a vendere. Nonostante le numerose lettere aperte dei rappresentanti delle categorie coinvolte…
Ha letto almeno quella pubblicata dal Corriere il 29 aprile 2022? Era indirizzata a Lei. È stata scritta e promossa da 44 Ordini Professionali Territoriali di Architetti. Vi è scritto che gli strumenti messi in campo dal suo governo sono risultati fallimentari. “Assolutamente fallimentari”, per la precisione. Per non parlare di norme scritte male, per cui gli Architetti si interrogavano sul fatto che conosciate o meno la materia su cui legiferate. Per non parlare di norme prima messe poi tolte, modificando nuovamente le scadenze.
Il suo “lavoro ai fianchi” del Superbonus sta portando frutti. Non c’entra la guerra. Ha cominciato prima. Lei lo sa bene. Non c’entrano le frodi, che hanno riguardato il Superbonus in minima parte. C’è una volontà precisa. La sua.
Penso allo Studio della Luiss Business School e di Open Economics. Lo studio sostiene un impatto positivo di 811 milioni di euro per le finanze pubbliche. Ma il Mef non è dello stesso avviso. A chi credere?
Poteva, ma soprattutto doveva, esser più chiaro. Non posso credere che un uomo capace e pragmatico come Lei non ne sia consapevole. Quando le conseguenze sociali saranno palesi per tutti, non spenda parole di solidarietà. Non aggiunga al danno la beffa.
In tutto questo Lei sta facendo alle banche un enorme favore. Pignoreranno le nostre case. Prenderanno per il collo il debito di molti. Ad alcuni hanno già imposto il 18%.
Ed è solo l’inizio.
I committenti si scanneranno con i prestatori d’opera e viceversa, senza capire che entrambi siamo dalla stessa parte.
Le banche, dopo i suoi interventi numerosi e sibillini, a partire da quello del 12 novembre, hanno chiesto nuove asseverazioni non previste. Anche per lavori fatti prima di quella data.
Altri soldi che abbiamo speso per accedere al Superbonus, anche se le banche lo stanno ora negando quasi a tutti. L’aumento dei costi “retroattivo” non è solo per le asseverazioni. Anche i listini hanno avuto aumenti retroattivi. Vuoi i materiali? Il preventivo è già stato fatto? Se vuoi la consegna, ora il tutto costa il 30, il 50% in più. Anche mesi prima della guerra. Si chiama speculazione.
È un vecchio gioco. Sa cosa gira in questi giorni tra noi del Superbonus? La storiella su chi sarebbe così fesso da pagare una bottiglietta d’acqua 250 euro. Chi mai la comprerebbe?!? Glielo dico io: noi. Se sei nel deserto e muori di sete, comprerai la bottiglietta anche per 250 euro. Saranno le banche a vendercela. Saranno le banche a dettare le leggi. A concederci, anziché il 110 il 90, o l’80, o il 70, o anche meno. Con i costi che tutti abbiamo sostenuto, lievitati con i materiali, fino a raddoppiare, e sforando abbondantemente tutti i massimali, sarà un massacro.
Essendo Lei un banchiere, non so come, la cosa non riesce a stupirmi.
Ne trarranno vantaggio solo le banche, quando Lei, dopo la prossima dichiarazione, le farà sembrare salvatrici dei consumatori.
Mi viene in mente l’Affaire Grecia. Lei era alla Banca Centrale. E dalle 600 pagine del libro di Varoufakis “Adulti nella stanza” (che qualcuno oltre me ha letto), emerge la sua assenza, con i suoi silenzi, la sua scelta marginalità. In quel caso l’Europa della Banca Centrale, delle banche in genere e della Troika ne uscirono con una figura vergognosa. E il popolo greco, un intero popolo, in ginocchio.
Sono state ancor più vergognose le lacrime di coccodrillo postume dell’establishment europeo. Anche le sue. Perché voi sapevate.
Ero un’europeista convinta. Ora sono un’europeista scettica. Soprattutto per le questioni di establishment, quello di cui fa parte. E le sue ultime mosse me lo confermano.
Dopo la pandemia, il lavoro perso, i familiari visti morire dagli schermi di un tablet, i figli davanti ad un monitor in dad per mesi, spengersi davanti ai computer accesi, dopo tutto questo sto perdendo tutto. Ed il responsabile è Lei.
Se, leggendo questa lettera, troverà l’argomentazione poco convincente, La prego mi faccia capire, mi spieghi di chi è la colpa. Ho bisogno di comprendere a chi dovrò il mio “default”.
La casa per cui ho investito il futuro, ha nel progetto di prefattibilità già approvato, i pannelli solari per la climatizzazione invernale ed estiva. Energia pulita (ci ho sempre creduto). E quella eccedente reimmessa nella rete ad uso di altri. Scalate col progetto ben tre classi energetiche. Riqualificare il vecchio (nel mio caso un’immobile fatiscente) anziché comprare il nuovo. Cementificare ancora il nostro fragile e bellissimo territorio è un suicidio per il nostro paese. Non sono io a dirlo.
Come, non sono io a dirlo, è follia parlare di energia nucleare. Il problema delle scorie non ha soluzioni. I tempi di realizzazione sono lunghissimi (sarà troppo tardi). I costi di centrali nucleari in cantiere da oltre un decennio sono quadruplicati. Non parliamo poi del carbone, via.
Siamo realisti! I cambiamenti climatici non sono “condizioni atmosferiche avverse”. L’ha dichiarato Lei, prima della tragedia della Marmolada. Non si può essere paladini dell’ambiente e negazionisti al contempo a seconda del pulpito dal quale si parla.
Quando ho comprato casa non c’era la guerra. Il gas di Putin non era un problema. A me non sarebbe servito comunque, se non in modo irrisorio. E con il gas, non mi sarebbero serviti i molti, troppi miliardi che l’Italia paga da decenni ad altri stati, non avendo un’indipendenza energetica. Non acquistare tra qualche anno il gas da Putin ma dall’Egitto non mi rincuora. Non dimentico Regeni. Ma anche la Libia di questi giorni è un paese affidabile? E l’Algeria che, proprio ora, ha già intenzione di alzare il prezzo del gas da cui da pochi giorni dipendiamo?
Non è solo colpa sua, certo. Siamo in ritardo di decenni sugli investimenti nelle rinnovabili. Quegli investimenti (a differenza del gas di chiunque), che non sono a fondo perduto.
Sono a fondo perduto i molti miliardi che l’Italia spende per abbassarci le bollette, le pezze che inventate per rattoppare una situazione drammatica. Perché non intervenire invece, guidati da una visione (più che altro oggi l’unica alternativa possibile) che superi la stabilità di un governo (in Italia?), e i tempi di campagna elettorale (da noi quasi permanente)?
Siamo stanchi caro Draghi.
Da mesi e mesi produciamo, paghiamo, carichiamo documenti nella piattaforma Ernst & Young (il colosso dei servizi di consulenza, al quale servirebbe una bella consulenza) che collabora col Monte dei Paschi.
La piattaforma EY è stata chiusa ben due volte in poco meno di un anno per aggiornamenti. Non funzionava, semplice. Mesi di stallo, mesi di mal funzionamento. Siamo stati noi a dire agli addetti di EY in quale parte della piattaforma erano i nostri documenti, per loro andati persi. Evito il commento. Caos, confusione, disfunzioni, malfunzioni, banche e piattaforme ognuna con richieste proprie, ognuna con regole proprie, ognuna con problemi diversi.
Tutte incapaci di comprendere nell’insieme un legiferare folle, mutevole settimanalmente, con innumerevoli chiarificazioni dell’Agenzia dell’Entrate che sono andate molto oltre il ridicolo. Siamo ancora il paese dell’azzeccagarbugli. Non ho quantificato le ore passate dietro a queste e molte altre procedure. Preferisco dimenticarle.
Lei ci ha reso la vita impossibile, ci ha regalato a piene mani notti in bianco e tentativi estremi di ricerche per soluzioni estreme. E in questo siamo in compagnia di migliaia di famiglie e migliaia di imprese che come noi rischiano tutto. Aziende chiuse, lavoratori licenziati, famiglie sul lastrico. Questo è il nostro futuro.
Le spiego ancora come. Anche se Lei sa già tutto. Forse è per chi non ha capito cosa Lei stia facendo, che scrivo.
Dopo mesi e mesi e giorni e ore per produrre documentazione e caricarla sulla piattaforma EY; dopo aver pagato migliaia di euro a tecnici, disperati al par nostro; dopo aver fatto tra l’altro un atto notarile (sì, in Italia abbiamo ancora il Notaio) per separare la proprietà condivisa perché lo chiedeva l’AE; dopo aver capito di aver buttato tra i tanti anche questi 5.000 euro, perché dopo poche settimane tra i molteplici chiarimenti dell’AE c’era anche quello che no, non serviva più quell’atto ormai fatto e pagato; e dopo aver avuto finalmente l’approvazione del documento di prefattibiltà da EY, il Monte dei Paschi ci comunica (a seguito delle nostre ormai quotidiane chiamate), che non avremo il 110, niente Superbonus.
Eppure nei mesi di interlocuzione intercorsi sembrava scontato. Era solo questione di tempo. Quel tempo, con i soldi, buttato.
La legge c’è. Lei l’ha resa inapplicabile. Dopo il suo intervento di febbraio le banche hanno tutte finito il plafond.
Non ci sentiamo più cittadini. Siamo diventati sudditi. In balìa dei suoi mensili dettami.
Dov’è la colpa? Perché ci meritiamo il pignoramento? È per l’essere stati ingenui, dimenticando di vivere in Italia? Ci sono tecnici che hanno rifiutato di lavorare col 110 fin dall’inizio. Non si fidavano dello stato. Lungimiranti, si, come sempre, le cassandre. Ma non trova il tutto sconfortante?
È per aver confidato in una legge dello stato, e poi nel suo pragmatismo, che siamo finiti in questo cul de sac?
Non sarebbe stato più logico per Lei dire: “Non sono d’accordo sul Superbonus. Tra qualche mese sarà rottamato”? Non sarebbe stato meglio dare la possibilità a chi si era logorato per ottenerne i requisiti, di concludere i lavori? Il mio cantiere, dopo molti altri stop, è in stallo da febbraio. Quella fine di febbraio in cui Lei si è espresso una delle tante volte, generando il panico. E questo Lei lo ha fatto più volte. Almeno cinque in sei mesi. Cambiando ogni volta le regole del gioco. Ogni volta con esiti nefasti.
Le faccio un parallelo. Mettiamo che l’Europa decida di stanziare molti miliardi, anche a fondo perduto, in quello che chiameremo Pnrr. “Investiamo su di voi per un futuro migliore”. La Ue rende pubblici i criteri con i quali vi si potrà accedere. L’Italia comincia a prepararsi, con i ministeri e i tecnici che lavorano alacremente.
Ma dopo un mese l’Europa impone uno stop: cambiano i criteri.
Tutto deve ricominciare d’accapo. Tutti alacremente si rimettono al lavoro. Ma poi anccora un nuovo stop. Ancora si cambiano le regole. E questo succede non una, ma ben cinque, sei volte nel giro di soli sei mesi! Ogni volta le regole del gioco in atto cambiano. Unilateralmente.
E ogni volta è un gioco al ribasso per quanto concerne i soldi, che sono sempre meno. E gran parte di quei soldi ad un certo punto spariscono addirittura dai radar, nella cortina fumogena dei costanti cambiamenti legislativi, lacci, lacciuoli, comma, controcomma, che neanche più gli esperti riescono a capire. Ma allo stesso tempo c’è un pericoloso gioco al rialzo per quanto riguarda la documentazione e i cambiamenti da produrre, per dei benefici che non si riesce più a capire quali siano. E l’incubo dello spread e dell’enorme debito si fa sempre più incombente. Fino a che gran parte del Pnrr scompare. I soldi promessi si dissolvono.
Questo parallelo Le ricorda qualcosa?
Non posso scrivere tutto. Diventerebbe un“pamphlet“.
Vedendo sfumato il Superbonus, sapendo di non poter pagare chi ha già lavorato per noi, tentiamo l’impossibile. Abbiamo anche pensato a vendere casa, cioè il cantiere, per veder finito il nostro incubo. Ma non possiamo. Chi usufruisce dei Bonus non può vendere per cinque anni. Ancora si aggiunge al danno la beffa.
Se entro il 31 dicembre non saranno finiti i lavori perderemo pure le agevolazioni “prima casa”. Dovremo restituire molti soldi. Abbiamo pagato due anni di affitto (uno in più del previsto) e contemporaneamente un’Imu salata per una casa fatiscente, senza finestre, senza luce, gas o pavimento, ovviamente disabitata. È così che da una situazione dignitosa ci si ritrova al default.
Perché l’Imu non si ferma. Migliaia di euro in fumo da due anni perché Lei ci rende impossibile abitare la casa. Il Comune ci dice che la casa ha il tetto e quindi dobbiamo pagare l’Imu. Ma la residenza non la possiamo prendere, perché non c’è cucina, bagno, camera…ma la casa è abitabile o no? Se lo è ci prendo la residenza. Se non lo è non dovrei pagare l’Imu. Ma quando si hanno da incassare le tasse non ci si fanno tanti scrupoli. Dove si può prendere si prende.
Arriva una notizia che ci conforta: con le Bcc è tutto più facile. La rassicurante pubblicità in tv recita che sono lì” per creare opportunità e affiancarci nei nostri sogni e nelle scelte di vita”. La mia è la scelta di una casa green. Attuale, non trova? Energia pulita, il sole.
Sono correntista da più dei sei mesi richiesti dalla legge…ma quale legge? Chi l’ha detto? Dove l’ho sentito? Non ricordo. Non se lo ricorda nessuno. Ma tutte le banche che ho chiamato, tutte, anche quella Etica, mi dicono che non sono correntista da più di sei mesi. E che, comunque, hanno finito il plafond. Ma presso una Bcc sono correntista da decenni. È fatta. Mi ”affiancheranno nei miei sogni”. Il Superbonus me lo danno di certo.
Devo fare un bonifico. Vado dunque nella mia Bcc, che sostiene i miei sogni. Chi ha lavorato per mesi lo scorso anno nel mio cantiere vuole dei soldi. Anche quelli che non gli arriveranno dal Superbonus negato. Ma navighiamo a vista. Intanto cerchiamo di superare la nottata. Voglio fare un bonifico a caparra confirmatoria, come dice il commercialista. Un piccolo anticipo, ma per lavori già fatti. Mi sembra giusto. Sono poche migliaia di euro.
Il peggio ha da venire per me. Ma anche per loro.
In questa afosa mattina di luglio sono in banca, in quel credito cooperativo che ora mi nega, anch’esso, il Superbonus. Toh è finito il plafond anche da loro.
Compilo il modulo mentre un signore chiede al bancario di una certa impiegata: ”Non c’è stamani in banca Patrizia? Ho aperto con lei un conto da voi tre settimane fa per quei bonus edilizi”. Cosa?!? È correntista da nemmeno tre settimane e ottiene i Bonus??? Ma non era finito il plafond?
“Ma come?!?”, chiedo infastidita al bancario dopo che è il signore è uscito. “Perché concedete a lui il Superbonus che non è ancora neanche correntista?”. Il bancario è imbarazzato. Quasi balbetta. Dice di non sentire bene da dietro il plexiglass per il covid. Mi prende per il c**o. È evidente. Ha sentito tutto benissimo finora, e adesso per la quarta, quinta volta, al mio tentativo di avere una spiegazione, risponde solo: “Da dietro il vetro non sento molto bene”.
Caro Draghi, sono un’ingenua. Non è vero che è finito il plafond. Il plafond continua ad esserci, eccome, per quelli che li manda Picone…ma anche per quelli che hanno i soldi. È a loro che le banche danno altri soldi. Anche a quelli con milioni in banca, e che a chiedere i bonus non si vergognano.
Ne ho le prove. Anche ai truffatori le banche hanno dato i soldi. È a loro che lo stato dovrebbe togliere le mutande. Non a me.
Succede da sempre. I soldi non si concedono alle persone normali. La pubblicità Bcc non è ingannevole. È truffaldina. Ed è logico, nella logica di un banchiere. Non so perché a me sembra invece diabolico.
Vorrei chiedere un parere alla Corte Europea per i diritti dell’uomo.
Non chiedo di essere trattata come quei cittadini danesi ai quali il comune dà velocissimi “rimborsi” perché disturbati per un mese dal rumore dei lavori pubblici fatti nella loro strada di casa. Danno un rimborso per il disagio. Da noi è fantascienza. Siamo fanalini di coda per vocazione.
No, chiederei soltanto di veder rispettati i miei diritti di normale cittadina, perché adesso mi sento solo trattata come suddita da uno stato tiranno dell’assurdo.