Lettere

Il pranzo della Repubblica

Lettere “Non serve una donna totem ma un volto e una storia”, ha scritto alcuni giorni fa Giorgia Serughetti a proposito della discussione sul nuovo o sulla nuova presidente della Repubblica. […]

Pubblicato quasi 3 anni fa

“Non serve una donna totem ma un volto e una storia”, ha scritto alcuni giorni fa Giorgia Serughetti a proposito della discussione sul nuovo o sulla nuova presidente della Repubblica. Le donne della Casa internazionale di Roma e della Casa delle donne di Milano propongono “per la carica di presidente della Repubblica un preciso profilo di donna autorevole, di robusta formazione costituzionale, antifascista e garantista, di esperienza istituzionale, profondamente democratica e laica”.

Lo hanno scritto in un documento comune, condiviso in due assemblee (che alleghiamo), al termine di una serrata discussione, consapevoli che il nodo della elezione della più alta carica riguardi “la natura e le forme della democrazia e il significato della Costituzione”.

E che mai come questa volta, a causa della pandemia, la figura del residente debba “essere riconosciuta dalla societa, rappresentante simbolico dei bisogni delle vite di tutte e di tutti, dal nord al sud, in tutto il territorio nazionale”. Mentre, invece, si assiste a un dibattito politico miserabile “che rischia di aumentare lo scollamento tra cittadine e cittadini e partiti e istituzioni spingendo verso soluzioni autoritarie come il presidenzialismo”.
C’è, in uesta elezione, un gigantesco peso specifico che rischia di far rovesciare la bilancia degli equilibri di una democrazia, anche se imperfetta, come la nostra. Lo ha sottolineato pochi giorni fa Salvatore Settis sulla Stampa: “La pandemia, che richiederebbe un approccio condiviso, diventa terreno di scontro politico con in mente tutt’altro fine”.

Servirebbe “una discussione che non rimuovesse le sofferenze, le disperazioni, le solitudini che l’ingiustizia di uesto sistema economico continuamente produce”, è scritto nel documento delle Case delle donne. Invece, quel che viene servito al tavolo della politica è l’ennesima pietanza ammuffita. Le donne a uel tavolo non vogliono sedere ma non per questo rinunciano a nutrirsi. Sanno che la rivoluzione non è un pranzo di gala.