Lettere

La guerra mancata

Lettere   Cari Amici, domenica scorsa “la Repubblica” ha annunciato con un lungo articolo a pag. 3 che ieri, martedì, la Russia avrebbe invaso l’Ucraina, e quindi oggi o domani sarebbe […]

Pubblicato quasi 3 anni fa

 

Cari Amici,
domenica scorsa “la Repubblica” ha annunciato con un lungo articolo a pag. 3 che ieri, martedì, la Russia avrebbe invaso l’Ucraina, e quindi oggi o domani sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale, in quanto Biden e gli alleati occidentali erano uniti per “far pagare alla Russia il prezzo più alto che abbia mai visto finora”.

Forse è bene ricordare che tra i prezzi più alti finora pagati dalla Russia ci sono stati Napoleone alle porte di Mosca e l’assedio nazista di Leningrado, e che la prima guerra mondiale è scoppiata per molto meno.

A pag. 2 dello stesso numero domenicale della “Repubblica” si dava la notizia dell’ultimatum di Biden a Putin, a pag. 4 si annunciava che mille militari italiani avrebbero partecipato a questa nuova campagna di Russia schierandosi sul fianco Sud-Est; per il “Corriere della Sera” sarebbero stati duemila, ma mille più o mille meno non importa, l’effetto mediatico è lo stesso; tutti i giornali informavano inoltre che gli occidentali, compresi i nostri compatrioti, erano stati invitati dai rispettivi governi e ministri degli Esteri a fuggire dall’Ucraina prossima all’invasione e a tornare a casa, ciò che però gli italiani, in un’Ucraina che per parte sua si diceva tranquilla, si guardavano bene dal fare.

Tutte le notizie sulla minaccia russa la “Repubblica” le aveva sapute dalle agenzie, che le avevano sapute da Biden, che le aveva sapute dall’ “intelligence” (che tradotto vuol dire “intelligenza”) la quale le aveva sapute dai generali russi che spensieratamente si comunicavano per telefono, in linguaggio non cifrato, i piani d’invasione, discutendo l’alternativa se fare “la terra bruciata” o marciare direttamente su Kiev.

Il “casus belli” era che la NATO  voleva estendersi in Europa fino a inglobare l’Ucraina, giungendo a un passo da Mosca. I russi, sentendosi minacciati, reagivano  schierando la loro armata sul confine.  Non potevano certo, per difendersi,  contare come a suo tempo  sul “generale Inverno”, perché  il clima intanto si era riscaldato, le divise nemiche erano molto più pesanti e da fronteggiare non c’erano i fanti o la cavalleria di Napoleone ma i carri ed i missili dell’alleanza atlantica; del resto i russi si ricordavano bene che quando  Krusciov aveva voluto mettere i missili balistici a Cuba, in risposta a quelli americani in Turchia, gli Stati Uniti non ci avevano pensato due volte a mandare la loro flotta e allestire  il blocco navale dell’isola e dunque era altrettanto giustificata ora la loro reazione di inscenare una dimostrazione di forza sulla linea di confine.

Quella volta era intervenuto papa Giovanni a scongiurare i contendenti a fermarsi prima di cadere nel baratro; questa volta papa Francesco  lo ha fatto domenica all’Angelus, rivolgendosi ai responsabili politici con una sobrietà che faceva supporre un suo intervento ben altrimenti pressante.

Lunedì gli americani trasferivano la loro ambasciata da Kiev a Leopoli, pensando forse che avviata la terza guerra mondiale,  il vero problema sarebbe stato che la loro rappresentanza e la loro bandiera continuassero a esibirsi in Europa, lontano dal fronte.  Le notizie si facevano poi più incalzanti. Secondo la CNN l’invasione sarebbe avvenuta oggi mercoledì, la CBS riferiva da parte sua l’affermazione del segretario di Stato americano secondo cui Putin aveva già messo  i suoi obici in posizione di tiro, una “esperta” a “Otto e mezzo” diceva che avendo Putin schierato tante truppe, avrebbe fatto una brutta figura se poi non avesse dato corso all’invasione, dando perciò anche lei la guerra per scontata.

Però né ieri né oggi l’Ucraina è stata invasa, le artiglierie pronte all’uso non hanno sparato,  un po’ di soldati russi sono tornati indietro,  i militari italiani sono rimasti a casa (perché semmai deve decidere il Parlamento, e questa è una bella novità); tuttavia Biden non si è dato pace e ha ripetuto ieri che Putin “pagherà un prezzo immenso”, giornali e televisioni hanno continuato ad accusare la Russia del crimine di voler stabilire una sua zona d’influenza in Europa, mentre nessuno si era preoccupato quando alla vigilia del Duemila dei compassati signori negli Stati Uniti volevano instaurare “il nuovo secolo americano”  estendendo la zona di influenza e la sovranità americana su tutto il mondo.

Dunque la bella notizia è che per ora la terza guerra mondiale non è scoppiata, per il semplice fatto che una parola rassicurante l’ha detta a Putin il cancelliere tedesco ritirando la minaccia di un ingresso dell’Ucraina nella NATO, e che oggi siamo ancora qui, non inceneriti, a raccontarlo  (anche se il generale americano Allen aveva detto: “il conflitto è già iniziato”); ma la cattiva notizia è che siamo in mano a degli irresponsabili che sono al comando delle nazioni, e a dei garruli informatori che ignorano il senso delle loro parole, e tutti insieme rendono di giorno in giorno più precario il nostro futuro e la nostra vita.

Se una conclusione da tutto ciò si può trarre è che una grande riforma si deve fare sul modo di stare sulla Terra, e che bisogna passare dal diritto sovrano e discrezionale degli Stati alla guerra, al diritto collettivo e indisponibile dei popoli alla pace; una Costituzione mondiale che “ripudi la guerra” appare dopo questi fatti politicamente più lontana, ma nel contempo ancora più necessaria ed urgente, e sono  i popoli che  ne devono prendere in mano la causa.