La guerra non va in vacanza
Lettere E’ finalmente arrivata la ora di pausa. Nell’economia di giornate da quattordici-sedici ore di lavoro consecutive, la ora di pausa è una sorta di salvagente a cui lo stagionale si […]
E’ finalmente arrivata la ora di pausa. Nell’economia di giornate da quattordici-sedici ore di lavoro consecutive, la ora di pausa è una sorta di salvagente a cui lo stagionale si aggrappa per riprendere fiato e continuare la traversata. Se uno è furbo, non ci prova neanche a dormire: una ora non è sufficiente per rilassarsi, prendere sonno e svegliarsi riposati.
Il più delle volte succede che ti addormenti dieci minuti prima della fine della pausa, ti svegli incazzato e ancora più nervoso di prima. Visto che ho la fortuna di fare lo stagionale in Val Tramontina, l’agognata ora di pausa la passo normalmente al fiume, poco distante dal campeggio dove lavoro.
Questo anno, di fronte ad una pozza cristallina creata da un’ansa del fiume, si è formata una favolosa spiaggia di sabbia finissima. Metto giù il telo da bagno, mi svesto, prendo fiato e poi mi tuffo in acqua. Un rapido bagno da dodici gradi centigradi abbinato ad un sole giaguaro riattiva la circolazione e produce un naturale effetto ristoratore che vale come due ore di sonno abbondanti. Mi sdraio sul telo e guardo il cielo turchese, respirando profondamente e ascoltando il verso di un falco che volteggia sopra di me.
Ma la pacchia non dura molto: tutto questo prezioso contesto viene stravolto dal rombo di elicotteri che conosco molto bene. Sono in arrivo dalla caserma Rigel di Casarsa tre Mangusta che come al solito vanno ad infilarsi nel Canal piccolo, una valle selvaggia che nemmeno i cacciatori frequentano più.
Normale attività di addestramento per un paese normalmente impegnato in guerre e occupazioni oltre confine da più di venti anni. Non vorrei pensarci nella mia ora di pausa in cui il cervello, libero dalla pressione della performance lavorativa, entra in pausa…ma la guerra non va in vacanza e nemmeno in pausa.
La guerra è un formidabile processo produttivo a ciclo continuo che non si ferma mai, nemmeno un secondo. Questo processo produttivo è scandito da due tempi compenetrati e quasi indistinguibili: un indifferenziato tempo di pace in cui si fanno ricerca e produzione e un indifferenziato tempo belligerante in cui si sperimenta e si consuma ciò che si è prodotto.
Dentro e fuori a questo processo produttivo agiscono ed intervengono un insieme complesso di attori e fattori di produzione proprio come i piloti e le macchine volanti che si sono appena dileguate dietro alla montagna per occuparsi delle loro mansioni. L’ora di pausa è quasi terminata. Il falco sta litigando con tre corvi: ecco l’unica battaglia aerea che vorrei vedere.