La scuola non si riapre con gli slogan
Lettere Noi docenti del Liceo Benedetto da Norcia sottoscriviamo la lettera aperta dei colleghi del Liceo Tasso pubblicata il 28/12/2020 sul quotidiano Il manifesto e su La Repubblica il 30 dicembre. […]
Noi docenti del Liceo Benedetto da Norcia sottoscriviamo la lettera aperta dei colleghi del
Liceo Tasso pubblicata il 28/12/2020 sul quotidiano Il manifesto e su La Repubblica il 30 dicembre.
Esprimiamo, come i nostri colleghi, una forte preoccupazione rispetto alla tanto propagandata riapertura delle scuole il 7 Gennaio. Innanzitutto la scuola non ha mai chiuso, le scuole fino al primo ciclo delle scuole superiori, almeno nella nostra regione, hanno svolto la didattica sempre in presenza. Noi del secondo ciclo delle scuole superiori, dopo aver faticato non poco per permettere l’apertura della scuola in presenza, ci siamo visti costretti alla Didattica a distanza, dopo poco più di un mese dalla riapertura. Il motivo non è stato solo l’andamento della situazione epidemiologica; in quanto, nonostante gli sforzi di tutta la comunità scolastica per rientrare in sicurezza, il mancato intervento sul potenziamento dei mezzi pubblici, sulla ricerca di spazi di cui le scuole non dispongono per permettere a tutti gli studenti di rientrare in sicurezza, sull’assunzione del personale docente e ATA fondamentale per il funzionamento della scuola, sulla diminuzione degli alunni per classe necessario non solo per la sicurezza, ma anche per garantire una didattica di qualità, sull’attività di tracciamento, ha determinato una situazione che si è rivelata fin da subito ingestibile, con diverse classi e alunni in quarantena già nelle prime settimane.
Far tornare gli alunni delle superiori in presenza è un compito primario, ma non è, a nostro avviso possibile se prima non si risolvono i problemi sopra elencati, in quanto rimane solo uno slogan propagandistico e di difficile attuazione, e si rischia così di dover richiudere presto, purtroppo, come avvenuto all’inizio dell’anno scolastico.
L’intesa raggiunta nel Lazio tra Prefettura e Ufficio scolastico regionale attraverso la nota del 24 Dicembre non va nella direzione da noi auspicata. Il tavolo non ha visto il coinvolgimento di chi la scuola la vive e ci lavora, giungendo a una decisione astratta e di fatto inapplicabile alla realtà della scuola, scaricando di nuovo le responsabilità sulla comunità scolastica tutta.
Noi siamo pronti a fare la nostra parte, non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità ed è da Marzo dello scorso anno che lavoriamo per garantire ai nostri studenti, durante la pandemia, il diritto allo studio e una didattica di qualità, ma non ci si può chiedere l’impossibile. Molte scuole, a causa della mancanza di spazi, faticherebbero a garantire il 75% degli studenti in presenza, in quanto dovrebbero andare in deroga alle norme minime di sicurezza. Gli scaglionamenti nelle fasce orarie 8-10, con uscita alle 15,30 per il secondo turno e a distanza di 90 minuti dal primo gruppo e le lezioni fino al sabato, ma su classi che ruotano su 5 giorni, rendono di fatto impossibile qualsiasi piano orario. Molti di noi sarebbero costretti a ore di inattività a scuola con spostamento delle attività collegiali in serata, rendendo difficile qualsiasi programmazione e progettazione didattica, per non parlare dei colleghi che lavorano in più istituti.
Il personale ATA, non di rado proveniente da fuori regione, sarebbe costretto a orari prolungati gravati dalla necessità d’igienizzazione dei locali. Gli alunni, molti residenti al di fuori del municipio scolastico, a causa del prolungamento dell’orario non avrebbero il tempo necessario per il riposo e lo studio, tra l’altro molto impegnativo. L’offerta formativa della scuola non potrebbe essere rispettata, così come il monte ore di ogni tipologia di indirizzo di studio con seri danni agli apprendimenti e in generale al diritto allo studio. L’organizzazione familiare sarebbe stravolta, le attività extracurriculari già pagate dalle famiglie per i ragazzi non potrebbero più essere svolte. Inoltre, il tempo scuola non garantirebbe una necessaria pausa pranzo, in quanto mangiare al banco, come suggerito, non appare essere una soluzione adeguata in tempo di pandemia. Il riscaldamento delle aule, già gravato dalla necessaria aerazione, molto complicata nei mesi invernali, sarebbe ancora più difficile visto che nelle ore pomeridiane le scuole ne sono prive, con necessarie ricadute sulla didattica e sulla salute degli stessi studenti e di tutto il personale.
Per questo chiediamo un vero ritorno a scuola in sicurezza, rispettando per quanto riguarda eventuali scaglionamenti l’autonomia scolastica, con un piano serio di trasporto pubblico, di tracciamento nelle scuole per la rapida effettuazione di tamponi molecolari, di corsia preferenziale per la campagna vaccinale, auspicando che vengano risolti a breve i veri problemi della scuola che riassumiamo in spazi, personale, diminuzione del numero di alunni per classe.
Firme:
Lorenzo Durazzo
Fannì Sacconi
Laura Ciccarelli
M.Chiara Nigro
Antonella Guaia
Antonella Antonini
Marco Giacobbe
Gianna D’Alessio
Gianluca Mei
Maria Vincenza Tavaglione
Agnese Ciliberto
Luigi Lembo Fazio
Renato Caputo
Massimo de Magistris
Daniela Polidori
MIMMO SALVINO
Rosanna Di Giacomo
Maria letizia Nasta
Dorina Zimmari
Barbara Dainotto
Giuseppe Marinelli
Lucia Coretti
Barbara Nazzaro
Rosamaria Paglialonga
Maria Grazia Laurito
Alessandro Gigante
Maria Sassone
Patrizia bruno
Lucia Molino
Maria Pia Viola
Caterina Pergoli
Daniela Gualtieri
Antonella Tozzi
Monica Rocchi
Simonetta Giovannetti
Antonio Aiello
Marta Turilli
Veronica Pezzella
Rossana Impelluso
Marco Caporicci
Miriam Albani
Marcello Macelloni
Valentina Stelitano
Alessandra Cassia
Paola Rovito
Alessandra Oliva
Corrado Giammanco
Francesco Avella
Annunziata Verde
Chiara di meo
Valeria De Bonis
Alice Mencarelli Laura Pilatone
Alba Alimonti
Francesco. M.Primerano
Giuseppe Fallea
Silvia De Bellis
Nappi Maria Anna