La terra del male, in risposta a Marco Travaglio
Lettere Caro Dottor Travaglio, le scrivo perché, quale discendente di questa terra, mi preme il bisogno di difenderla da stilettate di dubbia intelligenza. Lei è direttore di una grossa testata ma […]
Caro Dottor Travaglio, le scrivo perché, quale discendente di questa terra, mi preme il bisogno di difenderla da stilettate di dubbia intelligenza. Lei è direttore di una grossa testata ma è, innanzitutto, un giornalista ed un giornalista ha una sola missione: informare. Deve farlo nel rispetto delle notizie e dei lettori che le faranno proprie. Non deve sollevare disordini, non può permettersi libertà irrispettose nei confronti della libertà di stampa e di pensiero (basi di ogni democrazia e cultura), non deve fomentare sentimenti pericolosi, mai.
Deve garantire sempre buon senso e responsabilità per ciò che semina. Educando i suoi collaboratori a fare altrettanto senza puntare su ‘titoli scandalo’ per assicurarsi i riflettori, soprattutto quando non ce n’è affatto bisogno. Lei, come direttore, appunto, ha peccato in leggerezza. O forse no. Lei ha peccato nel credere che, oggi, grazie al ruolo di cui è investito, nessuno può impedirle di pubblicare qualsivoglia cosa, firmata da qualsivoglia nome. Né di frenare l’esuberanza di chi scrive per lei, come in questo caso.
Pubblicare quell’articolo è stata una scelta di cattivo gusto e di bassa eleganza. Mi permetta di spiegarle il perché: l’espressione ‘il presunto killer arrestato (…) ci ricorda la polvere nascosta sotto l’ovattata quiete di certi luoghi del Sud’ sparge un pregiudizio evidentissimo. Vede: il Sud così come il Nord ed il Centro di qualsiasi nazione, vivono nel male e nel bene in eguale misura. Hanno la stessa polvere sotto cui si nasconde il marcio, hanno le stesse lacrime con cui piangono i loro figli meno fortunati con le loro follie ed i loro drammi, sono vittime di silenzi inconfessabili e devianze, tutti allo stesso modo. Perché, Dottor Travaglio, la miseria mentale non ha preferenze, non sceglie dove diffondersi, mette radici dove la terra è più fertile e, le garantisco, che quella terra non è il Sud.
La nostra ‘ovattata quiete’, come il suo autore la definisce, è la stessa di qualsiasi altro luogo nel mondo perché è proprio nell’apparenza ingannevole che si nasconde, sempre, il peggio. Ovunque. Vorrei ricordarle quanto la Storia del Meridione sia carica di dignità, di onestà, di dolore, di sfruttamento, di povertà e, di contro, con quanta forza e fierezza il nostro Sud sia riuscito a venir fuori da ogni brutta Storia, da ogni sopruso, violenza, ingiustizia, abuso e prepotenza offrendo insegnamento di signorilità, sempre, anche ai ‘signorotti’ del Nord, padri delle nostre peggiori sventure.
E ‘lu vagnone’ autore del gesto efferato, ormai nella cronaca di ogni media, somiglia moltissimo al ‘bravo ragazzo’ dell’Italia del Nord sotto la cui apparente tranquillità si potrebbe nascondere l’orrore di un assassino. La nostra cronaca straripa di notizie su questo tema e la sua redazione dovrebbe ricordarlo. Il Sud non partorisce mostri, dottor Travaglio, mi permetta di tranquillizzarvi. Questa non è ‘la terra del male’ né può essere etichettata come tale. Questa terra ha un solo difetto: accoglie e perdona, sempre. Apparecchia anche per lo straniero, per chi l’ha offesa, ingiuriata, derubata ed avvelenata. Non conosce rancore, rabbia, arroganza, brama di dominio come, invece, ha dimostrato la nostra Italia del Nord, sotto corone e scettri, patetici riflessi di luce apparente e nobiltà sintetica.
Sì, questa terra perdona. Sempre. E perdonerà anche ‘ddu vagnone’ precipitato nel vuoto della sua stessa anima, perso nella solitudine del suo dolore e della sua disperazione che non sta a lei, ad alcun giornalista del suo staff né a nessun altro poter giudicare, davvero, in alcun modo.