Lettera da Mirafiori
Lettere A Mirafiori abbiamo vissuto con un mantra senza averlo mai sentito: «TINA» («there is no alternative»). Una voce interiore che si è fatta strada a partire dagli anni ’80 grazie […]
A Mirafiori abbiamo vissuto con un mantra senza averlo mai sentito: «TINA» («there is no alternative»). Una voce interiore che si è fatta strada a partire dagli anni ’80 grazie ai governi Reagan e Thacher e che è arrivata fino alla periferia e ci ha convinto.
Quando ci hanno detto che non c’erano alternative alla cassa integrazione abbiamo pensato «sì è vero», quando è stato soppresso l’autobus 63 abbiamo detto «sì in effetti», quando hanno costruito l’inceneritore abbiamo pensato «e beh che vuoi fare», quando ci hanno detto «non c’è lavoro», ci siamo inginocchiati.
Abbiamo prestato fede alla retorica priva di dibattito che sotto il nome «globalizzazione» si è imposta «senza sentire ragioni».
Siamo andati dietro a un miraggio che modificando il reale lo ha trasformato in una specie di centrifuga che trita destini e non potendo stare al centro siamo stati spinti fuori.
Poi, quando credevamo di essere solo fuori dal lavoro abbiamo capito che eravamo fuori dalla vita.