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Olimpiadi di Rio: io tifo per la squadra dei rifugiati

Lettere 10 atleti, 10 profughi sono stati chiamati dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per gareggiare come squadra olimpica in nome dei rifugiati alle Olimpiadi di Rio 2016. Questi atleti vengono dalla […]

Pubblicato più di 8 anni fa

10 atleti, 10 profughi sono stati chiamati dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per gareggiare come squadra olimpica in nome dei rifugiati alle Olimpiadi di Rio 2016.

Questi atleti vengono dalla Siria, dal Sudan meridionale e dalla Repubblica Democratica del Congo. «Tutti sono fuggiti da violenze e persecuzioni nei loro paesi e hanno cercato rifugio in luoghi di più ampio respiro, come il Belgio, la Germania, il Lussemburgo, il Kenya e il Brasile – dice l’agenzia ONU per i rifugiati – vivranno nel villaggio olimpico con gli altri 11.000 atleti e con gli allenatori e marceranno alla cerimonia di apertura. Saranno in concorrenza sotto la bandiera olimpica, in piedi per l’inno e indosseranno uniformi olimpiche durante i Giochi».

Il Team formato da questi atleti durante la cerimonia di apertura dei Giochi, sarà il penultimo a entrare nello stadio Maracanà, immediatamente prima dei padroni di casa del Brasile.

Porteranno la consapevolezza della crisi dei migranti a livello globale.

In una dichiarazione il Presidente del CIO Thomas Bach ha detto, «dando il benvenuto ai team degli atleti olimpici per i rifugiati per i Giochi Olimpici di Rio 2016, vogliamo mandare un messaggio di speranza per tutti i rifugiati nel mondo». Di seguito tutti i loro nomi come dalla stampa estera del 3 giugno 2016.

Tra questi la nuotatrice Yusra Mardini che nell’agosto del 2015 si è tuffata dal barcone che stava affondando nelle acque del Mare Egeo con 20 migranti a bordo, e per tre ore lo ha trascinato fino a mettere tutti in salvo sulle coste dell’isola di Lesbo; sentendo la notizia venerdì pomeriggio, Yusra Mardini ha condiviso la sua gioia con i fan della pagina Facebook, scrivendo: »Sono così felice per questo, non posso descrivere come mi sento e voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato ad arrivare a questo punto».

Una grande straordinaria olimpica gioia, che può essere solo condivisa globalmente.