Lettere

Per una soluzione di pace

Lettere Giovedì 5 maggio alle ore 12, a Roma presso la Federazione nazionale della stampa in Corso Vittorio Emanuele II, 149, la conferenza stampa convocata da Alternative per il socialismo, Fondazione […]

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Giovedì 5 maggio alle ore 12, a Roma presso la Federazione nazionale della stampa in Corso Vittorio Emanuele II, 149, la conferenza stampa convocata da Alternative per il socialismo, Fondazione Basso e Fondazione CRS. Interventi di Gaetano Azzariti, Claudio De Fiores e Luigi Ferrajoli

«Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell’intera comunità internazionale… La via d’uscita dalla guerra appare senza tema di smentita, soltanto quella della cooperazione e del ricorso alle istituzioni internazionali… Helsinki e non Yalta. Dialogo e non prove di forza tra grandi potenze». Riconosciamo nelle parole pronunciate dal Presidente Mattarella all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa lo spirito della proposta recentemente avanzata, nel corso dell’Assemblea triennale del Centro per la riforma dello Stato, di una Conferenza per la pace organizzata dall’ Assemblea generale dell’Onu.

A fronte del recente acuirsi delle spirali di guerra è necessario adoperarsi per sostenere lo spirito e le ragioni di questo percorso di pace e impedire che le parole del Capo dello Stato cadano nel vuoto.

Bisogna indire una conferenza per far cessare subito la guerra e per garantire la pace. Il nostro Paese, si faccia promotore, assieme all’Europa, di questa proposta. Le parole del Presidente Mattarella vanno in questa direzione. Si invitino, allora, tutti gli Stati e le potenze mondiali a Roma, senza preclusioni di parte, e si inizino i colloqui per definire un nuovo trattato sulla sicurezza e la cooperazione in Europa e nel mondo. Vi è oggi bisogno di rilanciare lo spirito che animò l’istituzione della conferenza di Helsinki. Può essere una via per ritrovare la pace e per ridare voce al diritto. Non lasciando solo ai paesi belligeranti – Ucraini e Russi – il compito di trattare la cessazione delle ostilità, in base ad accordi bilaterali che non potranno che essere figli dei rapporti di forza. Non solo la guerra, ma neppure la pace è unicamente “affar loro”.

Spetta alla comunità internazionale – prima ancora che ai Paesi in guerra – garantire la sicurezza tra i popoli e le Nazioni. Rimettendo in discussione i complessivi rapporti geopolitici e gli ormai evidenti squilibri che coinvolgono le relazioni internazionali tra potenze ed aree geografiche. La politica e il diritto internazionale sopravvivranno alla guerra solo se saranno in grado di ripudiarla.