Prezioso l’Album Novanta
Lettere Caro Manifesto, ho avuto il tempo e la possibilità di gustare ancora una volta l’album 1990-1999, provando la straordinaria sensazione di attraversare dieci anni di storia con la guida di […]
Caro Manifesto, ho avuto il tempo e la possibilità di gustare ancora una volta l’album 1990-1999, provando la straordinaria sensazione di attraversare dieci anni di storia con la guida di una prospettiva critica sempre attuale. Più volte ho constatato che certe dinamiche sembrano non essere cambiate: la prima pagina del 14 giugno 1992, ad esempio, parlando della conferenza di Rio, poneva in evidenza che, dinanzi alla rovina del pianeta, gli interessi non si sarebbero in alcun caso fermati, pur nella consapevolezza dei danni arrecati al pianeta dal modello di crescita e consumi in vigore.
Nel viaggio attraverso il tempo, ho colto la lucidità straordinaria delle parole di Ingrao (Manifesto del 16 gennaio 1999), che, commentando le difficoltà del giornale “L’Unità”, sottolineava il potere manipolatorio della televisione e, come antidoto, la valenza formativa della scrittura: Ingrao si diceva “sbalordito” nel constatare come la televisione, con “linguaggi caramboleschi”, potesse disporre le cose secondo il suo “occhio”, ma dando allo spettatore la sensazione che quelle stesse cose fossero osservate nel loro farsi oggettivo; sosteneva, poi, l’alta “suggestione formativa” del disporre “segni neri sui fogli bianchi”, l’attitudine, cioè, alla scrittura, che produce intrinsecamente una riflessione più pacata sui fatti, da contrapporre all’onda travolgente delle immagini della tv.